Cultura e Spettacoli

Via Emilia, ventidue secoli "on the road" con la Storia

Lungo una delle più antiche strade nobili d'Italia fra archeologia, cinema e musica. Da Lepido a Fellini

Via Emilia, ventidue secoli "on the road" con la Storia

Legionari, mercanti, cavalieri, pellegrini, narratori delle pianure, registi di costa e di provincia, coloni e braccianti, viandanti a caccia di fortuna e vacanzieri alla ricerca di un posto al sole.

Sono passati tutti dalla via Emilia, l'unica strada al mondo a regalare il proprio nome ereditato da un console romano, Marco Emilio Lepido, che la tracciò nel 187 a.C. - a un'intera regione. Di là il mondo, di qua il limes: il confine fra i territori di Roma e le popolazioni del Nord, la storia di una via - la più dritta d'Italia - che è stata di volta in volta frontiera, asse di collegamento fra la costa adriatica e il guado del Po, direttrice tra il nord e il centro della Penisola, collante di genti e culture diverse, viale dei sogni, dalla Rimini felliniana alla Lombardia del miracolo economico.

Andata, mille soste e ritorno. Ariminum, Cesena, Forlì, Faenza, Imola, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Fidenza, Placentia... e poi fino alle porte di Milano: 177 miglia romane, 260 chilometri, un interminabile rettifilo da sud-est a nord-ovest, una strada così perfetta che parallelamente sono state costruite nel tempo la ferrovia, l'Autostrada del Sole e l'Alta velocità, in tutto 2200 anni di storia, dal II secolo a.C. a oggi, cerniera fra il Mare Nostrum e il cuore dell'Europa. Benvenuti alla grande, lunghissima mostra, aperta fino al 1° luglio, dentro il Palazzo dei Musei di Reggio Emilia: On the road. Via Emilia 187 a.C. (a cura di Luigi Malnati e Roberto Macellari). Un evento diffuso fra la città e la Regione, due anni di lavoro preparatorio, 350mila euro di costi, tre interi piani dell'edificio che si affaccia su piazza Vittoria, un allestimento trasversale fra archeologia e contemporaneità firmato da Italo Rota, oltre 400 oggetti esposti, dai reperti dell'età pre-romana («L'Emilia prima dell'Emilia») alle fotografie inedite dell'archivio Anas che raccontano la via Emilia dagli anni Venti al boom economico (la sezione Mi ricordo la strada, inaugurata ieri, fra biciclette e cavalli, Balilla e Fiat 600, operai al lavoro e uomini in completo scuro affacciati sull'uscio, chiesette e case cantoniere, cartelloni pubblicitari e manifesti elettorali, immagini in b/n di un «altro-ieri» che ha creato oggi pro memoria per il domani).

Dalla via Aemilia alla SS9 (anno di istituzione fascista 1928) e oltre (ancora oggi, dati Anas aggiornati, da qui passano ogni giorno dell'anno 136mila auto e 9.200 camion): ventidue secoli di importanza strategica, commerciale, civile, culturale. Pochi lo sanno, eppure la via Emilia è considerata tra le venti strade più belle per i viaggi on the road.

Si parte. L'avventura, naturalmente, inizia dalla fine, con un filmato a loop della motocicletta che percorre ossessivamente il molo di Rimini, da dove parte la via Emilia, in Amarcord, anno di grazia federiciano 1973. L'identità di una terra, che coincide con la propria strada, passa dal ricordo. E per ricordare di quando il console Marco Emilio Lepido, uomo d'armi, di politica e d'ingegno, sconfitti i Celti e i Liguri, volle fondare una strada perché le legioni romane potessero difendere ed espandere i confini dell'Impero, lo studio dell'architetto Italo Rota ha piazzato a inizio percorso un gigantesco finto propileo, in stile Las Vegas, che sorregge il fregio della Basilica Aemilia in Roma, in cui è raffigurato l'eroe come costruttore di città. La strada disegnata da Marco Emilio è anche uno dei primi esperimenti urbanistici dell'antichità: gli insediamenti lungo l'itinerario sorgevano a una distanza media di 25 chilometri, corrispondenti a una giornata di marcia dell'esercito.

In marcia. Guidati da una (reale) segnaletica stradale, i visitatori-spettatori si muovono fra reperti archeologici (cippi miliari, steli figurate, tombe, carri romani ricostruiti, mosaici...) e installazioni «teatrali» e multimediali (display che ricostruiscono gli ambienti di vita quotidiana dell'antica strada romana, spezzoni di celebri film peplum, diorami di ultima generazione...). E in mezzo corre un lungo viaggio on the road, fra la via Emilia e il West, in direzione sud-nord ostinata e contraria, tra storia, economia (lo sviluppo si regge sulle infrastrutture), religione («Ego sum via»), costume (in mostra c'è l'esemplare tassidermizzato del capodoglio arenatosi nel 1938 sulla spiaggia adriatica di Marzocca che fu esibito in mezza Italia), cinema (dagli appennini giù giù fino alle spiagge di Romagna, da Bertolucci a Tonino Guerra fino a Zavattini, che nel 1951 lavorò a una sceneggiatura di un film sulla via Emilia che non venne mai realizzato), sport (la prima tappa del primo Giro d'Italia, 1909, fu la Milano-Bologna), fotografia (Luigi Ghirri e non solo), letteratura (Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno, 1990: «Per molto tempo mi è capitato di pensare alla via Emilia come a un'enorme, scintillante città della notte ... con i bar aperti tutta la notte, i juke-box e le osterie per camionisti e soprattutto le città, Parma, Reggio, Modena, Bologna, divise esattamente in due parti da quell'antica strada»), musica (la via dei musicisti, da Giuseppe Verdi a Guccini, Lucio Dalla, Vasco Rossi, Ligabue...). Quante idee hanno corso, per due millenni e due secoli, lungo la più nobile delle antiche vie d'Italia.

La più dritta di tutte.

Commenti