Quando Enzo Ferrari morì, nell'estate 1988, Indro Montanelli accusò la classe politica di non aver mai onorato un personaggio tanto importante con la nomina di senatore a vita. Soltanto se gli avessero conferito tale riconoscimento, Ferrari avrebbe rimesso piede a Roma, dove giurò di non tornare mai più nel 1935, dopo aver assistito a una corsa che l'aveva deluso: promessa mantenuta. Adesso, però, il cinema riporta in pista il mito del «Drake», tra motori e dolori, donne e politica, pubblici trionfi e intime sconfitte, con un biopic di Michael Mann, dove il premio Oscar Christian Bale avrà il ruolo dell'uomo di Maranello. E il progetto già vola a tutto gas, verso prevendite globali a scatola chiusa da stipularsi tra Toronto, Venezia e Telluride, dove a breve apriranno il sipario i rispettivi festival del cinema.
Si tratta del nome italiano più conosciuto nel mondo: con le sue automobili e con le sue vittorie, Enzo Ferrari è una leggenda. Ma dietro l'icona del Cavallino Rampante c'è una storia romanzesca, che Mann, pazzo per bolidi dai tempi di Miami Vice , non poteva lasciarsi sfuggire: riprese a inizio 2016. È da 15 anni che il regista ci lavora. Quanto a Bale, smarcato da Batman e diventato attore di spessore drammatico con American Hustler , ha le identiche labbra sottili e un po' amare di colui che fu più forte di Henry Ford II, tanto da imporre le sue automobili negli Usa. «Ha lo stesso fascino di Sofia Loren», scrisse il Los Angeles Times . E ancora oggi, chi ha «il Ferrari» negli States ha uno status symbol.
Dell'erigendo film, per il momento si sa che sarà ambientato nel 1957, l'anno in cui le Mille Miglia esaurivano la loro favolosa storia in un bagno di sangue: a Cavriana, nel Mantovano, la Ferrari guidata da Alfonso De Portago era finita in mezzo alla folla, uccidendo nove spettatori, cinque dei quali erano bambini. Nell'incidente avevano perso la vita anche De Portago e il copilota, il giornalista americano Edmund Gurner Nelson. De Portago, gentiluomo dell'aristocrazia spagnola, correva per sfizio ed era l'amante della famosa attrice Linda Christian, vedova di Tyrone Power e madre di Romina. Le conseguenze della strage di Cavriana furono immediate: la Mille Miglia venne soppressa e fu aperta un'inchiesta penale, nella quale Ferrari era l'imputato principale, tanto che gli venne ritirato il passaporto. A Enzo non venne risparmiato nulla, mentre i giornali lo accusavano di sfruttare la concorrenza tra i suoi piloti. Intanto, la Chiesa vedeva in lui un colpevole di strage: il pilota, il copilota, i cinque bambini e gli altri quattro spettatori falciati dalla macchina numero 531, la macchina targata Bo 81825, per il Vaticano ce li aveva sulla coscienza solo lui. Ma la sentenza del 26 luglio 1961, assolveva «il Drake» per non aver commesso il fatto. Messa così, la storia ha un colore drammatico, anche perché basata sul libro di Brock Yates Enzo Ferrari: The Man, the Cars, the Races (Doubleday, 1999), che esplora la parte oscura del Commendatore. La tragedia d'un figlio perso troppo presto, il segreto d'un figlio naturale, i misteri di due amori sofferti, il difficile rapporto con la fede e le polemiche col Vaticano restano sullo sfondo dell'ascesa del marchio.
Sul «cavaliere errante motorizzato» (Ferrari si descriveva così) anche il produttore italiano Gianni Bozzacchi prepara il film Ferrari , con Robert De Niro nei panni di Enzo, dal dopoguerra agli anni Ottanta.
«È una storia basata sulla creatività, sul coraggio, destinata ad appassionare il pubblico di ogni età», dice De Niro, che vuole coinvolgere Clint Eastwood come regista. Grandi nomi e grandi numeri: niente a che vedere con la miniserie tv del 2003, con Sergio Castellitto.
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