Fu il Robin Hood della musica country, il primo «fuorilegge» di questa musica sdolcinatamente tradizionalista; il primo ad accentuarne il ritmo con il «boom-chicka-boom», ovvero un incalzante sostegno di chitarra, basso e batteria. Sposando le sue dissolutezze del sabato notte con la fervente fede cristiana della domenica mattina, fu un personaggio unico che con i suoi testi crudi prendeva a picconate l'idilliaco mondo del country. Era schiavo delle droghe e cantava per i carcerati, ma era un patriota e piaceva all'establishment quando Dylan incarnava il ragazzino ebreo arricchito che minacciava i fondamenti morali dell'America. Insomma non si sbaglia definendo Johnny Cash un mito e una leggenda americana. Lontano anni luce dagli ammiccamenti sensuali di Elvis, dalla sregolata irruenza di Jerry Lee Lewis, dai giuramenti alla bandiera rock di Carl Perkins (con i quali peraltro formò uno straordinario poker nel disco Billion Dollar Quartet), inventò un nuovo stile con brani come I Walk the Line e The Man In Black che non facevano sconti a nessuno.
È morto nel 2003, ma dopo la sua scomparsa sono usciti alcuni suoi album che, dribblando la trappola dell'industria del caro estinto, hanno lasciato il segno (tra l'altro la ballata Why Me Lord in duo con Ray Charles), ma oggi esce forse il disco più importante di tutti. È Out Among the Stars, l'album registrato a Nashville tra il 1981 e il 1984 e prodotto da Billy Sherrill, l'inventore del cosiddetto «countrypolitan sound». I brani sono assolutamente inediti; non sono né demo, né nastri, né vecchie incisioni remasterizzate, ma canzoni preparate - all'epoca - per un nuovo disco e poi semplicemente dimenticate (!?) in una cassaforte. Le hanno ritrovate nel 2012 il figlio di Johnny, John Carter Cash (cantautore e produttore) e alcuni esperti della Legacy Recordings mentre stavano catalogando l'enorme mole di materiale lasciata da Cash e dalla moglie June negli archivi Sony. «Quando i miei genitori morirono - racconta John Carter Cash - fu necessario verificare tutto il materiale lasciato, e trovammo anche queste registrazioni che erano bellissime. All'epoca alla Columbia non interessava più Johnny Cash, così non si curarono dei nastri che invece contengono canzoni stupende».
Ai pezzi mancavano soltanto gli assolo, così John ha richiamato artisti di razza come Marty Stuart (star del country, ex genero di Cash e reduce da quelle storiche incisioni), Buddy Miller, Barry Douglas e il glorioso Sam Bush al mandolino per completare gli arrangiamenti. È (ri)nato così un grande disco country trent'anni dopo, ma i suoni sono assolutamente attuali e le canzoni ben si amalgamano con quelle di The River & The Thread, il nuovo disco della figlia Rosanne Cash, già definito uno degli album dell'anno.
La maggior parte delle canzoni furono incise dopo che Cash era uscito dall'ennesima disintossicazione al Betty Ford Center (ci furono periodi in cui Cash era talmente fatto da mettere la droga tra la ferita di un'operazione e la medicazione, provocandosi una grave infezione che lo portò vicino alla morte) e propongono un uomo rinato e dalla mente lucida e ispirata. Le canzoni sono di ottima qualità, dalla struggente Out Among the Stars alla galoppante Baby Ride Easy in duo con la moglie June, dal classico di Hank Snow I'm Movin' On (riletto in coppia con un altro «fuorilegge» come Waylon Jennings) all'intensa She Used to Love Me a Lot, incisa da solo e in duetto con Elvis Costello, passando per Call Your Mother e I Came to Believe, scritte da Cash mentre era in riabilitazione.
«Mio padre è lo Steinbeck della musica folk - disse John Carter Cash al Giornale -; le sue canzoni sono pagine di un libro che racconta la vita di tanti perdenti presi a calci dalla vita e dal sogno americano, cose scritte con l'anima».
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