È stata l'edizione numero 67, ma avrebbe potuto essere la 7, la 22 o la 35. Un numero qualsiasi, insomma. Il Festival di Sanremo è l'esempio massimo di spettacolo musicale televisivo cristallizzato nel tempo e nello spazio, sempre e per sempre uguale a se stesso. Proprio per tale ragione risulta irrinunciabile: criticato, sbeffeggiato, deriso, resta comunque l'ultimo evento condiviso da un pubblico numeroso, trasversale e articolato. Anche se meno di un tempo, continua a essere lo specchio di un Paese poco disposto a cambiare, comunque con parsimonia perché fondamentalmente conservatore. Immutabile, per esempio, il modo di annunciare le canzoni in gara: la formula è sempre la stessa dagli anni '50, quando passava il jingle dell'eurovisione. Preistoria.
Quali sono dunque le varianti più interessanti introdotte da Sanremo 2017? Innanzitutto la doppia conduzione ContiDe Filippi, traduzione dell'asse RaiMediaset per recuperare forza nell'epoca di maggior crisi della televisione generalista. E la conseguente abolizione della valletta-soubrette-bellona che al Festival c'è sempre stata come il cacio sui maccheroni. Rinuncia dolorosa, almeno in termini estetici. Carlo è il perfetto padrone di casa, rigido e compìto, che una sufficienza la prende sempre. Maria è Maria, fredda, iperprofessionale, minimale, niente di particolare eppure una sicurezza. Fine delle provocazioni facili, degli atteggiamenti ammiccanti, dei doppi sensi. Poche scollature, nessuno scandalo, persino la satira politica è finita, tanto che Maurizio Crozza non trova spunti per farci ridere di gusto come ogni tanto gli riesce. Le canzoni scivolano l'una dopo l'altra senza particolari squilli, eppure con una qualità media dignitosa. Chissà se almeno un paio riusciranno a impiantarsi nell'immaginario collettivo di un pubblico distratto, che consuma note e parole a velocità supersonica.
Un Festival a immagine e somiglianza dei talent, certo il fenomeno più innovativo e insistito da un decennio a questa parte. Soprattutto la categoria giovani, fucina dei talenti di domani, è strutturata con la formula cara ad Amici o X Factor, persino nella suspence che precede l'eliminazione o la vittoria. Stilisticamente parlando, il solo modo per parlare ai telespettatori con meno di trent'anni. L'amore trionfa, e non potrebbe essere altrimenti nella città dei fiori, con un uomo sempre più depresso e incerto, riflesso della decadenza occidentale dove il sesso forte di un tempo si è fatto debole, incapace di scegliere e decidere, spaventato da donne sempre più aggressive e autonome. Ciao, maschio.
Una manciata di interpreti da salvare.
Ermal Meta, personalità strabordante e ottima apertura vocale; Samuel, che però senza i Subsonica perde il sound elettrico; Sergio Sylvestre, dall'intenso timbro soul; Elodie, la migliore cantante femminile anche se il pezzo non è un granché. Momento da ricordare, l'esibizione di Giorgia, semplicemente fantastica. Ben al di sotto delle attese l'omaggio di Tiziano Ferro a Luigi Tenco. Complessivamente, un Festival così così.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.