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"Da Fibra a Gemitaiz questo disco è il mio vero debutto"

La cantante si prepara a Sanremo in attesa di pubblicare un album che è «molto più crudo degli altri» Ad aprile i concerti a Milano e Roma

"Da Fibra a Gemitaiz questo disco è il mio vero debutto"

Occhio a Elodie. Arriva a Sanremo con un brano giusto (Andromeda) e con quello che si chiama «hype», ossia l'attesa. Passo dopo passo, in questi anni si è parlato sempre più di Elodie Di Patrizi, per il pubblico semplicemente Elodie, classe 1990, padre italiano e madre creola, benedetta dal destino perché ha potuto scegliere tra diventare modella o provare a essere popstar. «Sono irrequieta comunque», spiega oggi che sta per pubblicare in streaming e sui digital store il proprio disco This is Elodie (in uscita fisica il 7 febbraio). «Anche se è il mio secondo disco, per me è come se fosse l'album di debutto», dice mentre fa ascoltare le canzoni una dopo l'altra. Ci sono brani già usciti come Pensare male con i The Kolors e pezzi che senza dubbio avranno un futuro come Sposa, che ha il feat. di Margherita Vicario, e Vado a ballare da sola con Lazza & Low Kidd. Su tutto però c'è lei, che ha una voce duttile, capace di adattarsi allo sparito e crescere oppure ridursi a seconda dell'arrangiamento (e si potrà constatare dal vivo 16 aprile alla Santeria Toscana di Milano e il 18 al Teatro centrale di Roma). Se c'è una interprete inattaccabile che sappia anche essere contemporanea questa è Elodie, ma non diteglielo: «Non voglio certezze, ho sempre bisogno di mettermi alla prova». Capito il carattere?

Secondo album, secondo Sanremo.

«Io riparto sempre da zero, per me è sempre come se fosse la prima volta».

Elodie in gara.

«Più c'è tensione e più mi diverto. Ho tutti gli occhi puntati addosso, quando mi ricapita? A me non piace rintanarmi nella comfort zone, in quel posticino dove si sta tranquilli e non si corrono pericoli. Preferisco allargarmi, prendere schiaffi dalla vita, confrontarmi con i giudizi del pubblico che possono non essere favorevoli o entusiasmanti. Perciò vado a Sanremo per essere splendente e mostrarmi per quel che sono».

Perché ha scelto di intitolare il disco This is Elodie?

«Perché è quello che si legge per ogni artista su Spotify. Io l'ho fatto mio e l'ho adottato come titolo per qualcosa importantissimo per me».

Perché è così importante?

«Lo sento come un vero debutto. Lo so, sono giro da anni, ma in questo disco mi sento finalmente a fuoco. This is Elodie è il mio biglietto da visita».

Lo riassuma in poche battute.

«È molto più crudo di quanto ci si potrebbe aspettare. Parla come parlo io. E passa dal reggae allo swing senza imbarazzi. Insomma, rappresenta quello che sono in questa fase della mia vita. Dentro c'è ciò che mi piace cantare, ballare, condividere. Diciamola tutta, potrebbe anche essere tranquillamente una playlist del mio telefono, anche perché sono fan di tutti gli ospiti che cantano nelle mie canzoni. Da Fabri Fibra a Ernia».

A proposito di telefono, nel disco ci sono anche alcuni «vocali», compreso quello sul suo fidanzato Marracash.

«È un messaggio che ho mandato al grande Jacopo Pesce, il direttore di Island Music, che mi aveva detto che Marra avrebbe fatto un feat nel mio disco».

E invece com'è nato Andromeda, il brano che presenta al Festival?

«È firmato da Mahmood e da Dardust».

Praticamente il top, ora.

«Una canzone che stupirà. Secondo me, tanti non si aspetteranno una Elodie del genere».

A proposito di sorprese, la vigilia del Festival ne ha portate parecchie. Amadeus sessista?

«Certe volte si scelgono le parole sul momento pensando di intendere una cosa ma poi in realtà ne esce un'altra. Se proprio devo essere onesta, non credo che Amadeus volesse intendere che Francesca Sofia Novello dovesse per ruolo stare un passo indietro. In momenti di stress, ci può stare che si dica una cosa equivocabile, ma senza malafede».

E il «caso Junior Cally»?

«Il linguaggio musicale sa e, soprattutto, può essere aggressivo come quello cinematografico. Una canzone non può essere considerata una istigazione alla violenza».

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