Cultura e Spettacoli

Il film più "spettacolare"? È ucraino, senza dialoghi e recitato da sordomuti...

La pellicola in questione si chiama "The Tribe" ed è in uscita giovedì. Possiede tutti i requisiti di cui sopra, ma non è un film minimalista o esistenzialista

Il film più "spettacolare"? È ucraino, senza dialoghi e recitato da sordomuti...

Se vi proponessero di andare a vedere un film ucraino, con protagonisti veri attori sordomuti, privo di dialoghi e sottotitoli, tutto basato sulla mimica del corpo e il linguaggio delle mani (e della durata di oltre due ore), cosa rispondereste? Probabilmente declinereste l'invito. Invece, fareste un grosso errore. La pellicola in questione esiste, si chiama The Tribe , ed è in uscita giovedì. Possiede tutti i requisiti di cui sopra, ma non è un film minimalista o esistenzialista. Semplicemente è la dimostrazione che il cinema, come arte, trova strade apparentemente impercorribili per confermarsi straordinario mezzo di comunicazione. Anche senza parole.

È un'operazione, sulla carta, «anticommerciale», anni luce lontana dal cinema popcorn. Eppure raramente un film è riuscito a trasmettere così tante emozioni come questo crudo dramma, ambientato in Ucraina, e diretto da Myroslav Slaboshpytskkiy. Il quale lo ha così spiegato: «Era un mio vecchio sogno rendere omaggio al cinema muto. Realizzare un film che potesse essere compreso senza che nessuna parola venisse pronunciata. Nei film muti gli attori non erano muti, anzi, comunicavano attivamente attraverso le azioni e il linguaggio del corpo. Riuscivano a comunicare emozioni e sentimenti senza pronunciare una sola frase e, non a caso, la maggior parte delle stelle del cinema muto veniva dalla mimica».

È una pellicola non buonista, nel senso più comune del termine. Non è fatta per impietosire lo spettatore. Anzi, la trama sembra studiata apposta per rendere odiosi i suoi protagonisti. Non parteggerete per loro. Sullo schermo non penserete al fatto che i protagonisti siano degli autentici sordomuti, ma dei brutali mascalzoni. Un film crudo che tocca, in alcuni momenti, picchi di violenza inauditi. La storia è quella di Sergey, un giovane sordomuto che arriva in un istituto dove sono ospitati altri ragazzi con lo stesso deficit. Un luogo non certo ospitale, con una sua gerarchia criminale alla quale il ragazzo deve soggiacere per essere accettato. La fiducia nei compagni sarà conquistata partecipando a pestaggi contro cittadini con la borsa della spesa, furti a bigliettai dei treni, ricatti, obbligando le ragazze del gruppo a prostituirsi. Si innamorerà di Anna, una di loro, che sta per essere spedita in Italia, con una sorte segnata. Sergey non lo accetterà, infrangendo le regole del branco fino alle estreme conseguenze.

La colonna sonora è data dai rumori e dai suoni che qui giocano un ruolo fondamentale. E lo spettatore è costretto a uno sforzo attivo. Non essendoci sottotitoli (una scelta assolutamente condivisibile), chi è seduto in platea dovrà cercare di capire, scena dopo scena, cosa si stiano comunicando gli attori con il loro alfabeto muto, a volte concitato, altre rapido. Non riuscirete quasi mai a indovinare i dialoghi, ma non a scapito degli snodi importanti del film e, soprattutto, delle emozioni.

Uno sforzo inconsueto, ma che diventa uno scambio delle parti, per capire, come in una sorta di esperimento, quanto i sordomuti siano costretti ad affrontare nella vita reale di ogni giorno.

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