Dopo la vittoria del Leone d'oro nel 2010 con "Somewhere", Sofia Coppola realizza un film sulla storia vera di una banda di adolescenti agiati che, per noia o per gioco, si mise a rubare nelle ville delle celebrità di Los Angeles, arraffando in pochi mesi tre milioni di dollari in gioielli, abiti e accessori. Monitorando, attraverso i siti web, quale dei loro beniamini fosse fuori città, questi ragazzi irrompevano nella casa del malcapitato per poi, forti di un senso di impunità che rasentava l'idiozia, pavoneggiarsi su facebook sfoggiando la refurtiva.
"Bling Ring" è la fotografia di una generazione cresciuta nel culto del gossip, che ha smarrito la differenza tra vita reale e virtuale, agogna ferocemente l'universo patinato dello showbiz e ricerca forme di gratificazione immediata.
Indifferenti a tutto ciò che non asseconda la loro vanità, i protagonisti del film idolatrano la vita delle star; sono schiavi della smania di avere un pubblico e affetti da una bulimia consumistica e edonistica che si autoalimenta. Questa fenomenologia della vacuità è immortalata da Sofia Coppola con un distacco quasi da documentarista. L'imparzialità glaciale e la scelta di restare in superficie, mostrando azioni e conseguenze in modo piatto, monocorde e, soprattutto, mai apertamente critico, sono coerenti con lo stile asciutto e minimalista della regista, ma stavolta l'effetto è di una spietatezza inquietante; come se non restasse altro che osservare impotenti l'epidemia di amoralità.
Le personalità ritratte sono quasi indistinte tra loro, volutamente poco approfondite e unidimensionali e il ritmo è ripetitivo per rendere meglio la febbrile coazione a ripetere caratteristica di ogni ossessione. Sebbene il soggetto sia interessante, bisogna ammettere che molto del suo potenziale cinematografico resta inespresso. Piacerà a quelli del pubblico più in empatia con gli interpreti della pellicola, perché assaporeranno il brivido feticista e voyeuristico di entrare nella villa di Paris Hilton, una cattedrale di egocentrismo prestata per l'occasione alle riprese. Detto seriamente: il film spettacolarizza una cupidigia di vivere la vita di altri, che ha sempre più proseliti; perciò il consiglio è, dopo la visione, di trarne lo spunto per una bella quanto sempre più rara e necessaria chiacchierata in famiglia.
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