Il film del weekend: "Minions"

I Minions, mattatori di una pellicola colorata e divertente che punta tutto su comicità nonsense e inventiva visiva

Il film del weekend: "Minions"

Forti di un numero enorme di sale cinematografiche, oltre ottocento, gli esserini gialli protagonisti della pellicola che porta il loro nome, "Minions", sono sbarcati finalmente anche in Italia dopo aver superato la cifra di un miliardo di dollari di incasso nel resto del mondo. Nel solo primo giorno di programmazione sul territorio nazionale hanno raccolto oltre due milioni di euro. Un successo commerciale prevedibile se pensiamo che dal loro esordio sullo schermo, nel 2010, come spalla comica nella pellicola "Cattivissimo me", di cui il film attuale è una sorta di prequel oltre che uno spin-off, i Minions hanno fatto letteralmente innamorare bambini di ogni nazionalità. Il merito è forse di quel design così semplice e iconico, della loro simpatia immediata e tenera, del fatto che si esprimano in un linguaggio che è una sorta di esperanto farneticante. Costruire un intero lungometraggio su queste amabili creaturine era, ad ogni modo, una scommessa rischiosa e, se in termini di box-office è stata vinta, lo stesso non può dirsi dal punto di vista qualitativo. Il film è divertente e scorrevole, senza dubbio; i più piccoli saranno estasiati dalla scorpacciata di ben novanta minuti in compagnia dei loro beniamini, ma i loro accompagnatori vedranno la pellicola per quel che è: alcuni momenti di delizioso umorismo visivo tenuti assieme da una trama piuttosto insignificante.

Si poteva aspirare a trarre qualcosa di più dalle potenzialità comiche e narrative dei personaggi in questione, magari puntando maggiormente sulla geniale contraddizione che costituisce la loro essenza, ossia il misto di adorabile innocenza e vocazione a servire il male. Il film ripercorre l'evoluzione della stirpe dei Minions a partire dall'alba dei tempi, quando erano organismi unicellulari. In un incipit davvero spassoso li osserviamo, attraverso i secoli, prestare servizio al tiranno di turno, fino a quando, trovatisi senza padrone, cadono in una profonda depressione. A questo punto, nel 1968, il trio formato dai più intraprendenti di loro, Kevin, Stuart e Bob, decide di iniziare un viaggio alla ricerca di un nuovo cattivo da servire, in modo da scongiurare che la loro specie si estingua. Si ride, spesso e volentieri, anche se mai in maniera irresistibile, durante le scorribande dei tre piccoli protagonisti che faranno tappa prima a New York e poi, al seguito di una famiglia di rapinatori di banche, a Orlando, presso una convention di super cattivi. Finiranno infine a Londra, faccia a faccia con una giovane e esilarante versione della Regina Elisabetta. Il villain della storia, Scarlet Sterminator, appare ben realizzato ma, nel finale, stanca la ridondante dinamica isterico-dinamitarda con cui continua a proporsi. La colonna sonora e l'ambientazione nel 1968 ammiccano ai genitori; per il resto, la pellicola è un trionfo di espressività legata all'età prescolare: smorfie, risatine, movenze esuberanti e scoordinate la fanno da padrone.

Nonostante il loro idioma sia astruso, i Minions continuano a cimentarsi in inarrestabili conversazioni per tutta la durata del film, talvolta esagerando forse. Se, tirando le somme, al momento funzionano meglio come "spalla", non è perché non abbiano la stoffa dei protagonisti, ma perché meritano un film che li faccia brillare davvero.

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