Merida, figlia di Re Fergus e della Regina Elinor, ha un temperamento impetuoso e ama dedicarsi al tiro con l’arco ed alle corse a cavallo nella natura. Quando arriva il giorno di finire in sposa, come tradizione comanda, ad uno dei primogeniti dei clan alleati al regno del padre, decide di fuggire. Con l’aiuto di una bizzarra strega, ricorre ad un sortilegio che cambia il suo destino ma non nel modo previsto, portando il reame sull’orlo della distruzione. Annullare l’incantesimo restituendo l’armonia alle vite dei suoi cari, permetterà a Merida di crescere.
Finalmente una principessa moderna, scapigliata ed indomabile proprio come la sua fulva e riccia chioma. Dopo decenni di indottrinamento disneyano a vivere in funzione del principe azzurro, forse l’imprinting delle nuove generazioni di bambine concederà loro qualche chance di autorealizzazione in più. Non che basti un film, intendiamoci. Ma vedere su grande schermo un colossal dell’animazione mondiale in cui la protagonista si ribella alle aspettative della madre ossessionata da immagine, bon ton e buona reputazione, ha qualcosa di liberatorio.
Merida è una ragazzina con attese e speranze diverse da quelle dell’inflessibile e severa genitrice; determinata a fuggire ad una tradizione che la condannerebbe all’infelicità, trova il coraggio di opporsi all’unico vero nemico di ogni giovane in formazione ossia ad un destino prestabilito da altri. Una problematica moderna sia pure ambientata in una Scozia dalle fattezze medievali. Deposti gli svenevoli e perfetti angeli del focolare cui ci hanno abituati le fiabe di principesse, qui si sorride molto nel fare la conoscenza di una eroina dai modi grossolani e con idiosincrasia per il galateo. La caratterizzazione iniziale dei personaggi, sia principali che comprimari, è in assoluto la parte migliore e più divertente del film.
Tra riferimenti storici ed elementi fantasy, una pellicola che è un piacere per gli occhi, di impressionante ricchezza di dettagli e impeccabile resa visiva; basti pensare a come sono riprodotti i movimenti dei riccioli della protagonista e la varietà botanica delle Highlands. Anche se stavolta non c’è quell’originalità assoluta con cui la Pixar ci vizia dai suoi albori (fatta eccezione per il deludente “Cars 2”).
Questo inno all’emancipazione femminile e alla reciproca comprensione e accettazione tra madri e figlie poteva essere molto più poetico e, al tempo stesso, rivoluzionario; invece dopo un promettente inizio, audace come la protagonista, il film è meno incisivo. Forse dipende dal fatto che l’anima del progetto, la regista Brenda Chapman, ha incontrato divergenze in corso d’opera e se ne è andata.
Evidentemente il suo rimpiazzo, Mark Andrews, non è riuscito a esprimere tutto il potenziale di quello che comunque resta un ottimo prodotto.“Ribelle - The Brave” è preceduto dalla proiezione del corto di Enrico Casarosa, “La Luna”, che ricevette la nomination all'Oscar ed è un breve sorso di poesia.
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