Difficile immaginare una commedia più politicamente scorretta di quella in uscita questo weekend: “Il Dittatore”. Si tratta di un film provocatorio, surreale e demenziale ma che strappa sonore risate e intrattiene ora con indecenze grevi e gratuite, ora con situazioni più ricercate e sottili.
Aladeen (Sacha Baron Cohen) è Ammiraglio Generale e dittatore dello stato nordafricano di Wadiya che è ad un passo dall’armamento nucleare, ragion per cui la comunità internazionale è pronta a dichiarargli guerra. Su consiglio dello zio Tamir (Sir Ben Kingsley), che in realtà congiura contro di lui, Aladeen si reca a New York per rispondere a dovere all’ONU. Sopravvissuto ad un attentato e sostituito da un sosia, si trova a vagare per Manhattan e ad incontrare un’ attivista sociale, Zoey (Anna Faris), che lo aiuterà a provare la sua reale identità e a tentare di riprendersi il potere.
Sascha Baron Cohen si avvale della stessa squadra di sceneggiatori, produttori, nonché del medesimo regista, dei suoi precedenti film “Borat” e “Bruno” ma finalmente abbandona la formula del finto documentario composto di sketch cuciti alla rinfusa e costruisce una pellicola dal taglio più narrativo e dotata di un cast in cui compare addirittura un peso massimo come Ben Kingsley.
E’ un film a metà strada, detto non senza ironia, tra “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin del 1941 e “Il principe cerca moglie” con Eddie Murphy del 1988.
Si tratta del resto di una commedia che si fa apprezzare a più livelli: uno immediato fatto di disimpegno e risate ed uno più riflessivo fatto di sarcasmo sull’attuale situazione mondiale. Perché si ride di gusto e lo si fa su basi pecorecce, questo sia chiaro, ma se solo uno ha voglia di guardare oltre la sagra della risata facile, trova davvero altro.
Il dittatore di Cohen è capace di dire e fare di tutto col candore e la crudeltà di un bambino cresciuto e rimasto ignorante. E’ misogino, razzista, omofobo. Incarna in maniera caricaturale il delirio d’onnipotenza del tipico despota antioccidentalista ed ultraconservatore ma che in privato ha usi e costumi che più occidentali non si può.
Cohen deride tutte le contraddizioni dell’Occidente e del MedioOriente, come a dire che il degrado morale del potere è oramai globale e viene da riflettere su cosa sia davvero scandaloso tra una battuta trash ed un imperante perbenismo ipocrita.
ll dileggio sfrontato della falsità dei massimi sistemi governativi che mascherano interessi strategici ed economici, si accompagna nel film alla satira nei confronti di tutti gli estremismi sociali e del relativismo etico in generale.
Diciamo che ad essere castigati dall’incontinenza verbale dell’ottuso e infantile protagonista sono davvero, democraticamente, tutti coloro che gli capitano a tiro.
Un film di cui forse c’è bisogno di questi tempi, dal momento che attraverso iperboli e
caricature si tenta di esorcizzare le paure che dominano la compagine mondiale; perché, detto con amara rassegnazione, allo spirito conviene comunque sorridere, anche e soprattutto quando forse non c’è niente su cui scherzare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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