"The Founder? Una parabola sul capitalismo d'assalto"

Michael Keaton impersona l'inventore del fast-food che con pochi scrupoli e molto coraggio creò un impero

"The Founder? Una parabola sul capitalismo d'assalto"

Quasi settanta milioni di clienti al giorno, 35mila ristoranti in 120 Paesi nel mondo. I numeri della catena di fast-food più famosa, McDonald's, sono davvero impressionanti e rappresentano la gloriosa sintesi, fasciata in carta per alimenti, di termini come «globalizzazione», «capitalismo», «libero mercato». Ora la storia di questa famosa o famigerata, a seconda dei punti di vista catena di ristoranti «usa e getta» viene raccontata al cinema da John Lee Hancock in The Founder, che arriva in Italia il 12 gennaio.

Il film vede protagonista Michael Keaton, tornato a piacere ai cineasti americani dopo un lungo periodo di declino. Nel 2015, con Birdman ha sfiorato l'Oscar, mentre Spotlight, il dramma sulla pedofilia che lo ha visto protagonista lo scorso anno, ha vinto la statuetta per il miglior film, anche se Keaton non era candidato fra gli attori. Quest'anno ci riprova, con il cinico ritratto di Ray Kroc, il quale negli anni Cinquanta entrò per caso nel piccolo ristorante dei fratelli McDonald, a San Bernardino, in California, e rimase folgorato dalle code fuori dal locale e dal ritmo indiavolato con cui i due fratelli sfornavano hamburger e patatine. Kroc intuì il potenziale economico dell'impresa e, dopo un tira e molla durato qualche anno, riuscì nel 1961 a rilevare il nome e a fondare la catena di ristoranti fast-food più famosa e capillarmente distribuita nel pianeta.

«Non sapevo molto di Kroc prima di girare il film racconta Keaton ultimamente non li ho frequentati spesso, i suoi ristoranti. Capitava più spesso quando ero giovane e i miei figli erano piccoli. Li caricavo in auto e, quando chiedevo dove avrebbero voluto mangiare, sentivo il coro: McDonald's!».

Il fascino di quella formula era - ed è tutt'ora - dovuto sostanzialmente a due fattori: la velocità con cui venivano preparate e confezionate le porzioni di hamburger e patatine e l'attrazione, degli americani prima e del resto del mondo in seguito, per quel piatto nazionale ghiotto e poco salutare. Kroc intuì queste potenzialità e inventò il concetto stesso di brand: se a San Bernardino i clienti facevano la fila fuori dal ristorante per pranzare dai fratelli McDonald, perché non ricreare la stessa formula altrove, con un marchio che fosse garanzia di quello standard? «La sua idea fu rivoluzionaria continua Keaton anzi mi correggo: l'idea rivoluzionaria, di garantire un pasto veloce, da mangiare anche in auto, fu dei fratelli McDonald, e Kroc la fece propria giocando anche un po' sporco. Questo è un film non tanto sulla nascita della cultura del fast-food, quanto sulla parabola del capitalismo d'assalto in America. Mentre i McDonald erano ossessionati dalla qualità del cibo che servivano, lui puntava ai numeri, al profitto, al potere».

Kroc aveva più di 50 anni quando, venditore porta a porta di piccoli elettrodomestici, acquistò dai due ristoratori il marchio che lo renderà ricco. «Non si farà scrupoli ad usare la grafica creata da Dick McDonald, i due famosi archi dorati, per i suoi ristoranti. Quegli archi sono oggi un'icona pop al pari dei marchi di Coca-Cola o Campbell».

The Founder è dunque un film sulla quintessenza del sogno americano: l'uomo qualunque che, con tenacia e perseveranza, costruisce il proprio successo. Un'idea cui l'elezione di Donald Trump ha dato nuovo vigore ed energia. Keaton però è scettico. «Credo - dice - che ci sia una sorta di equivoco riguardo il cosiddetto sogno americano. In passato indicava una speranza che alla fine, con un po' di fortuna, era quasi una certezza: se lavoravi sodo ottenevi successo, una buona entrata, una bella casa. Ora il sogno americano s'identifica nella vita nel lusso di pochi individui ricchissimi. Il capitalismo, prima sinonimo di libero mercato, di eccellenza ed efficienza, diventa ora simbolo di potere. Kroc, come più recentemente Steve Jobs o Mark Zuckerberg, non fa distinzione fra un'idea che è davvero sua o che invece è stata partorita da un altro. Vuole la ricchezza e il potere, vuole quel sogno che per così tanto tempo gli è stato negato. Intravede una strada e la percorre. Quando mi hanno cercato per questo ruolo mi sono raccomandato che non venisse edulcorato.

Trovo che in questo film ci sia un po' di Billy Wilder, delle sue atmosfere positive a prima vista, ma che si rivelano dark a uno sguardo più approfondito».

Anche Keaton, come Kroc, ha un obiettivo in testa: vincere quell'Oscar desiderato per tutta la vita e a cui è arrivato vicinissimo con Birdman. Ce la farà, questa volta? La critica americana dice che è possibile.

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