Libération dedica un’intervista a doppia pagina a Nanni Moretti, con richiamo in prima e foto gigante. «Cercherò di essere democratico» è il titolo. Télérama rivela che non andrà in cerca dell’unanimità: «Per inseguire l’unanimità si finisce per premiare i film medi». Le Film français, edito da Mondadori France, raddoppia la foto in copertina all’interno e la corona con il titolo «Habemus presidentum», che deve essere un latino per addetti ai lavori. Moretti piace per la rigidità di «capo classe» come lui dice, più che di presidente, fatta però di tre comandamenti, già stilati a Venezia nel 2001: primo, non applaudire al termine della proiezione; secondo, vedere il film sino alla fine; terzo, riunirsi spesso. Sul quarto, non andare alle feste, non è più il talebano di 11 anni fa. C’è spazio per raccontare gli otto giorni simbolo della sua vita. Quando nel ’73 vendette la collezione di francobolli per comprare una super 8; quando nell’estate dell’86 fece il suo più bel gol a palla a nuoto (sarebbe potuto andare alle Olimpiadi di Montreal o di Mosca, ma, dice, «mi sono fermato quando avrei dovuto insistere»); quando nel febbraio 2002 disse a piazza Navona che, «con quei leader lì», la sinistra non avrebbe mai vinto.
L’insieme è fra l’agiografico, il rapito e il narcisistico (quest’ultimo da parte del diretto interessato): si sottolinea quando ride, lo si definisce, facendogli il verso, «uno splendido cinquantenne», si sente l’adorazione. Da connazionali, non si può che esserne orgogliosi. Come diceva il suo film? «Mi si nota di più se non vengo, o se vengo ma me ne resto in disparte?».SS
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