Gomorra è finzione ma qualcuno lo dimentica

La seconda stagione di Gomorra ha chiuso con un finale davvero western

Gomorra è finzione ma qualcuno lo dimentica

Ha chiuso con un finale davvero western la seconda stagione di Gomorra. Tra don Pietro Savastano e Ciro «l'immortale» è andato come doveva andare. Il successo di pubblico dei due ultimi episodi, in onda ieri sera su Sky Atlantic -1.190.140 spettatori medi e 1.316.435 spettatori unici- è un chiaro riscontro di quanto sia ben riuscita questa fiction che è forse il miglior prodotto italiano dell'anno. Restano però anche le polemiche e le critiche. Strutturate e garbate quelle dell'Osservatore Romano. Secondo il quotidiano è straniante che «nessuno dei protagonisti... si ribelli all'incubo della guerra perpetua, che nemmeno uno di loro si dichiari esausto di affondare i piedi nel sangue». E ancora «quando Ciro l'immortale... racconta che i morti seminati lo vengono a cercare e non gli danno pace, ammettendo di non poter uccidere più, speri che un briciolo di umanità stia per riaffiorare... Non è così». Si potrebbe rispondere che non succede perché la cronaca è lì a provarci che la conversione non corrisponde alle logiche della camorra. Di certo però le ultime puntate sono state per buona parte del pubblico un pugno nello stomaco. Arrivando a suscitare anche sentimenti irrazionali. La camorra uccide i bambini, è un fatto.

Nella serie Malammore, braccio destro di Savastano, uccide la figlia di Ciro. Su Twitter sono partite moltissime reazioni sdegnate trasformatesi anche in insulti all'incolpevole attore. Però se i camorristi finti risultassero simpatici sarebbe peggio (e c'era anche questo rischio).

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