Se chiedete a molti quarantenni qual è stata l'epoca d'oro del genere umano vi risponderanno, non senza un luccicone: «Gli anni '80!». Certo si portavano orrende giacche con le spalline, le linee dei vestiti avevano colorazioni daltoniche e si doveva stare seduti tre ore per caricare un gioco elettronico che ora sta nella memoria del più scalcinato cellulare. Però era un'epoca di ottimismo, giustificato o meno che fosse. Ergo c'è una bella fetta di pubblico che se si tratta di fare un po' di amarcord non si tira indietro. È su questo che conta il canale Joi che propone, in prima serata, da domani, la serie The Goldbergs. La trama è semplice e giocosa, infila lo spettatore nelle vicende di una famiglia molto a stelle e strisce che declina la sua versione del sogno americano nella Pennsylvania degli Eighty. Al centro della scena Murray Golberg, lo strampalato patriarca della famiglia interpretato da Jeff Garlin (uno dei migliori caratteristi americani), un padre digiuno della moderna pedagogia e grintosissimo nell'insultare i figli. Ad affiancarlo la moglie Beverly, casalinga che riversa sui tre figli (Erica, Barry e Adam), una congrua dose di ciabattate e un amore soffocante. Il tutto raccontato come in un filmato amatoriale attraverso la telecamere vintage del figlio più piccolo Adam. Sarebbe già divertente così.
Ma l'Adam personaggio altri non è che l'alter ego, giovane, dell'autore della serie, quell'Adam F. Golberg che è uno degli showrunner più apprezzati degli Usa. Vedendo la serie si capisce da dove è nata la sua creatività. Da un'epoca felice di genitori poco pedagogici e di telefoni attaccati a lunghissimi cavi.FuoriSerie
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