
All'origine c'è un piccolo magnifico racconto di Philip K. Dick intitolato Rapporto di minoranza (in Italia è stato pubblicato da Mondadori nella raccolta Le presenze invisibili). Come in tutti i racconti di Dick la fantascienza si trasforma nello sfondo migliore per riflettere sui dilemmi morali del presente. Nello specifico: cosa si può o non si può fare per prevenire il crimine? Sino a che punto possiamo pensare di essere in grado di prevedere le azioni degli altri? Gli stessi temi sono stati ripresi, non senza un tocco personale del regista Steven Spielberg, nel film omonimo Minority Report (2002). Nel 2054 la città di Washington ha cancellato gli omicidi grazie a una unità chiamata Precrimine. Basandosi sulle premonizioni di tre veggenti, detti "Precog", la polizia riesce a impedire gli omicidi prima che essi avvengano e ad arrestare i potenziali "colpevoli". In questo modo non viene punito il fatto,ma l'intenzione di compierlo. Il sistema sembra funzionare, almeno secondo il capitano John Anderton, responsabile della sezione. Ma proprio mentre il sistema sta per essere reso operativo su tutta la nazione, Anderson prima si accorge che qualcosa nell'archiviazione dei rapporti dei veggenti non funziona, e poi si vede accusare - proprio lui - di un futuro omicidio. Braccato dai suoi stessi agenti, Anderton scoprirà che la più dotata dei veggenti, Agatha, a volte genera un "rapporto" diverso dagli altri due "fratelli", e che questo viene eliminato per non compromettere la fiducia nel sistema. Non solo: esiste addirittura un modo per ingannare i veggenti... Il risultato sarà l'abolizione del programma e il trasporto dei "Precog" in un luogo sicuro.
Proprio da qui riparte l'omonima serie Minority Report, firmata sempre Steven Spielberg, che da oggi arriva in Italia in prima visione (tutti i mercoledì alle 21 su Fox, canale 112 di Sky). Si parte sempre da Washington ma nel 2065, dieci anni dopo gli eventi del film e la chiusura dell'unità Precrimine... Uno dei veggenti, Dash (interpretato da Stark Sands), non è riuscito a trovare pace e a vivere una vita normale e isolata dal mondo. Le sue visioni di omicidi, frammentarie visto che non è più collegato agli altri "precog", continuano a tormentarlo. Alla fine tenta senza successo di impedire un omicidio. Frustrato decide di cercare di aiutare la detective Lara Vega (Meagan Good). I due su troveranno così invischiati in una serie di delitti che porranno di nuovo lo spettatore davanti a una serie di dilemmi morali. La Precrime era nata su basi sbagliate, ma è giusto che chi ha la visione di un futuro delitto resti inerte? E cosa deve fare Dash: coinvolgere o no gli altri due "Precog" (il gemello e la sorellastra) nelle sue scelte? Non hanno già sofferto abbastanza? E ancora: cosa pensare del fatto che comunque le persone per sentirsi sicure sono disposte a tutto? Ora che non c'è più la Precrime c'è chi vorrebbe mettere in piedi un sistema di sorveglianza digitalizzato chiamato "Occhio di falco". Che ricorda moltissimo il Grande Fratello di George Orwell...
La serie poi, sempre sulle orme del film del 2002 con Tom Cruise, gioca molto con i gadget del futuro e con il citazionismo di tutto il repertorio fantascientifico. Llenti a contatto che sono mini-computer, robot, realtà aumentata... Il tutto con una certa dose di ironia: la Fox prende in giro anche se stessa immaginando che nel 2065 sia in onda una 75esima stagione de I Simpson... Il risultato è una serie fantascientifica ben riuscita. Il che non è bastato a garantire una seconda stagione.
Peccato, perché Spielberg tocca molti problemi concreti attraverso la narrazione di questo futuro oppressivo. Ma forse il pubblico Usa non aveva voglia riflettere troppo sulla violenza nel futuro, oppresso com'è dal problema del crimine e della polizia nel presente...
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