Un Gaber «rivisitato» per l'omaggio a Dalla

In fondo è il valore aggiunto del Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber: la sorpresa. Un po' dipende dal fatto che Gaber è sempre nuovo a ogni rilettura, quasi il suo genio conservasse per sempre la capacità di interpretare lo zeitgeist, lo spirito del tempo. E un po' della sorpresa dipende dal programma di questo Festival in scena alla Cittadella di Viareggio. Stavolta ha iniziato le celebrazioni per il decennale della scomparsa con lo show inedito di Patti Smith, che ieri sera, dopo Samuele Bersani, Dente, Nada, Noemi e Pieraccioni, ha recitato Io come persona tradotta in inglese. Gaber tradotto.
E Gaber rivisitato.
Perciò stasera sotto il palco correrà molta emozione quando il presentatore Rocco Papaleo interpreterà una parte del monologo Mi fa male il mondo (tratto da E pensare che c'era il pensiero) di fianco a Marco Alemanno che reciterà una aggiunta inedita, firmata da Alessandra Scotti e Dalia Gaberscik con l'approvazione di Sandro Luporini che per decenni con Gaber ha scritto i testi di canzoni e spettacoli. C'era attesa su cosa Alemanno avrebbe portato in scena: mistero risolto. Dopo l'esibizione di Mario Biondi, Gigi D'Alessio, Pacifico, Max Pezzali e Syria, il Festival, quasi fosse Gaber in persona, rende omaggio a Lucio Dalla attraverso la voce dell'amico e compagno, squassato in questi mesi dal dolore e dalle polemiche. «Mi fa male non capire le persone, a volte però mi fa ancora più male quando le capisco. Mi fa male quando mi giudicano, mi fa male chi giudica. Mi fa meno male quando a giudicare sono io»: inizia così, con deduzioni squisitamente gaberiane, il monologo che poi corre agile con ironia («Mi faceva male l'Ici, mi fa male l'Imu e mi farà male... come si chiamerà la prossima?»), con polemica («Mi fa male che in tempo di crisi si pensi subito a tagliare su sicurezza, manutenzione, ricerca, scuola, cultura. Mi fa male che si accusino i giovani») e con amara malinconia: «Mi fa male che non ci siano più Gaber, De André... Dalla». Tre maestri uniti nello stesso verso. Poi, dopo il disagio dello spettatore tv («Mi fa male aver saputo tutto su Sarah, Yara, Erika e Omar») e il dramma dell'italiano («Mi fanno ancora male piazza Fontana, la stazione di Bologna, la strage di Viareggio»), il monologo imbocca, con la dolorosa naturalezza del teatro canzone, la china più personale. Le parole che potrebbero essere di Gaber, e che sono state sottoscritte da Luporini, si adattano alla vicenda di Alemanno e al suo legame con Dalla, accennano alle miserie umane, lasciano la porta aperta alla speranza. «Mi fa male che quando qualcuno muore all'improvviso, arrivino tutti a cercare qualcosa...».

«Mi fa male la morte e anche il fatto di non aver ancora imparato a viverla». «Mi fa male essere tornato qui da solo». E ci sarà silenzio in platea, giusto prima dell'applauso così forte da farsi sentire fin lassù dai due artisti che hanno preso per mano la nostra vita ognuno a modo suo.

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