"Un giorno da pecora", l'ironia fatta radio

In un libro i momenti più divertenti del talk show con Sabelli Fioretti e Lauro

"Un giorno da pecora", l'ironia fatta radio

Ormai loro due sono diventati un brand. L'anziano. E il simpatico. Claudio Sabelli Fioretti. Giorgio Lauro. Su Radiodue si sono inventati uno radiotalkshow che una volta era più lungo e adesso è quasi fulmineo ma ha mantenuto lo stesso titolo: Un giorno da pecora. Battute. Ironia. Leit motiv ripetitivi come «Supermario» (riferito a Monti) o «Enricoleeeet» (l'attuale premier). Idiosincrasia verso Berlusconi, chiamato LUI per riconoscenza visto che è cardine di quasi tutte le battute. E, soprattutto, ospiti. Tanti ospiti. Imprevedibili. E con licenza di parlare. Perciò Un giorno da pecora è spesso scintilla di titoli sui giornali o di polemiche politiche o di semplici chiacchiere. L'ultima è nata dalle parole in libertà di Marysthell Polanco: «Silvio e la Pascale si sono già sposati nella chiesa che si trova all'interno della villa di Arcore». Naturalmente sono subito partiti cinquettii e squittii, a dimostrazione che Un giorno da pecora non passa inosservato.

Non per nulla adesso Chiarelettere pubblica il libro omonimo Un giorno da pecora (pagg. 24, euro 12,90) che è una sorta di greatest hits raccontato, un «meglio di» spassoso e quasi sempre irriverente, allusivo e ironico e mai volgare. Di fianco a Sabelli Fioretti, che è nato «quando c'erano ancora i tedeschi», c'è Giorgio Lauro, classe 1968, spalla per modo di dire perché senza di lui l'«anziano» Sabelli Fioretti sarebbe meno protagonista. Insomma, all'ora di pranzo a Un giorno da pecora su Rairadiodue spesso scoppia il finimondo, nel senso che l'ironia partigiana diventa il piede di porco per scardinare la peraltro sempre meno ingessata scena politica. Nel loro studiolo, la regola è «homo homini lupus», un porto franco dove sostanzialmente tutti parlano in libertà e spesso lasciano il segno: Scilipoti che sbraita, Clini che lava (poco) le mutande, Berlusconi che canta, Marino che balla. Difficilmente in radio accadono cose del genere e il libro le raggruppa tutte, una dietro l'altra. Episodi divertenti, spesso volatili, qualche volta tinti di malinconia come il lungo periodo di Francesco Cossiga da «dj resident», che è senza dubbio uno dei punti più sorprendenti nella storia della radiofonia italiana.

Perciò, alla fine, queste duecentoquaranta pagine sono il miglior passepartout per godere (godere?) della inesauribile tragicommedia italiana da un palco speciale: l'ironia vecchio stile, talvolta urticante e perciò autentica.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica