Cultura e Spettacoli

Giuliano Gemma morto in un incidente

Scontro frontale per l'attore 75enne che si era imposto con gli "spaghetti-western" e amava la scultura. Iniziò da stuntman, poi venne scoperto da Dino Risi

Giuliano Gemma morto in un incidente

È morto all’età di 75 anni Giuliano Gemma. L’atto­re è rimasto coinvolto in un terribile incidente stra­dale a Cerveteri (Roma) poco prima delle 20 di ieri sera.

I muscoli da vero atleta (in epoca pre-palestrati) e il volto da vero sciupafemmine (in epoca pre-tronisti). Furono queste le chiavi che aprirono a Giuliano Gemma le chiavi del cinema. Ragazzo prestante e fascinoso, lo prendono per fare lo stuntman, per caricarsi cioè sulle spalle i rischi fisici del set, a vantaggio di altri. Del resto, la ginnastica attrezzistica e la boxe, praticata durante il servizio militare prestato nei Vigili del Fuoco, l'hanno forgiato alla grande. E sono dunque un patrimonio da sfruttare, in quella scuola di vita dura e forse anche umiliante, ma utile a plasmare una nascente carriera che si rivelerà poi tutta giocata sul filo della misura, dell'ironia e dell'anti-istrionismo.
Quando Dino Risi, nel '58, lo chiama per la piccola parte di Brando in Venezia, la luna e tu, commedia leggera con Marisa Allasio e Nino Manfredi, Giuliano ha vent'anni e non troppo tempo per cullare i sogni. La realtà lo chiama a voce più alta nel momento in cui, l'anno dopo, William Wyler, avendolo notato a Cinecittà, lo arruola per il ruolo di un centurione nel kolossal Ben-Hur. Così, entrato in punta di piedi in un film che farà storia, Giuliano mostra i muscoli e sgrezza la propria recitazione. L'apprendistato prosegue in Arrivano i titani del '62. È la stagione delle pellicole mitologiche, fertili di popolarità e di evasione. Gemma è al posto giusto nel momento giusto. Se lo merita, e lo dimostrerà abbondantemente, prima alle prese con un altro «mito», Il Gattopardo di Luchino Visconti, dove interpreta un generale garibaldino, quindi con gli affreschi storici Angelica e Angelica alla corte del re.
Ma la progressione attoriale necessita di un'altra spinta, di un'opportunità che possa concedergli il salto di qualità. Gemma si trova al posto giusto nel momento giusto quando l'Italia scopre un filone davvero d'oro, quello del cosiddetto genere «spaghetti-western». Giuliano da comprimario diventa, pellicola dopo pellicola, autentico divo agli occhi di tutti, non soltanto a quelli delle signore. Ecco Una pistola per Ringo, Il ritorno di Ringo, Adiós gringo, Un dollaro bucato, I lunghi giorni della vendetta, Per pochi dollari ancora e I giorni dell'ira. Da ricordare poi Anche gli angeli mangiano fagioli, in coppia con Bud Spencer, diventato uno stra-cult a tutti gli effetti.
La maturità, con le prove che lo impongono anche nel campo della qualità, oltre che della quantità, sono quelle di Il deserto dei Tartari di Valerio Zurlini (1976), tratto dal romanzo di Dino Buzzati, in cui è il maggiore Matis e di Il prefetto di ferro, di Pasquale Squitieri (1977), tratto da un altro romanzo, di Arrigo Petacco, in cui è il prefetto Cesare Mori. Ma soprattutto la valenza drammatica del suo registro emerge in Un uomo in ginocchio di Damiano Damiani (1979), dove è il protagonista Nino Peralta.
Negli anni Ottanta le sue presenze più significativa sono in Tenebre di Dario Argento e in Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli, oltre che nella personificazione di un altro mito, questa volta dei fumetti, in Tex e il signore degli abissi. Nella sua bacheca c'erano un David di Donatello, un Globo d'oro e un Nastro d'argento. E nel suo cuore, oltre alla moglie e a due figlie, la passione per la scultura.

Anche in quel campo dimostrò di essere un uomo forte, muscolare, eppure tenero e sensibile.

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