Figli d'arte

Giulio Lavezzi: "Musica, risate e canzoni con le zie Vanoni e Bertè"

Figlio di Mario Lavezzi uno dei più importanti cantautori, compositori e produttori in Italia, Giulio si racconta a cuore aperto. Ma non chiamatelo figlio di papà

Giulio Lavezzi: "Musica, risate e canzoni con le zie Vanoni e Bertè"

Giulio Lavezzi, 28 anni, è il figlio del compositore, musicista, cantautore, produttore, arrangiatore e talent-scout Mario Lavezzi che ha alle spalle 50 anni di musica d'autore. Lavezzi senior ha segnato la musica italiana con successi come “Vita” per Dalla e Morandi, “E la luna bussò’” di Loredana Bertè, “Stella Gemella” di Eros Ramazzotti e tanti altri. Era inevitabile che Giulio volesse seguire le orme del padre, soprattutto nella produzione musicale. Circondato da grandi artisti, tanta musica e con un padrino d'eccezione come Mogol, Giulio è totalmente proiettato nel mondo della musica. Il padre festeggia proprio quest'anno 50 anni di carriera e Giulio sta lavorando con lui per le prossime uscite che saranno: un libro, un doppio vinile con tutte le più belle canzoni scritte e prodotte da Mario, e soprattutto un album speciale con alcuni dei grandi successi, rivisitati da grandi esponenti della scena rap e pop italiana. Giulio ha lavorato alla produzione musicale nella scorsa edizione di “Amici” e sempre dal talent di Canale 5 sta portando avanti un progetto con il giovane rapper Jefeo.

Quanto ha influito papà Mario nella tua formazione musicale?
Molto, soprattutto il fatto di aver vissuto in un ambiente musicale che poi era soprattutto familiare. Era facile entrare in contatto con le grandi artiste come Fiorella Mannoia, Ornella Vanoni o Loredana Bertè, che per me è quasi come una zia.

Cosa ti ha colpito di queste grandi artiste?
Adesso i ragazzi fanno musica per arrivare subito al successo, mentre i grandi artisti facevano musica per fare musica, pensavano solo a quello. Osservavo molto sin da piccolino quando queste grandi cantanti stavano per ore in studio, pensando solo a creare musica. Loredana Bertè, ad esempio mi ha colpito, per la sua grande libertà e visione. Ha un coraggio non comune. Lei porta avanti le sue idee e poi alla fine dimostra sempre di avere ragione. E poi penso anche a Fiorella Mannoia e Ornella Vanoni, che hanno tanti anni di musica alle spalle ma che cantano per passione. Sono atteggiamenti genuini e puri, se si pensa che oggi gli artisti consultano sempre i social per capire se si sono mossi nella maniera giusta o sbagliata.

Nel tuo lavoro fianco a fianco con tuo padre, cosa hai imparato?
Ho ascoltato tantissimi provini con lui, anche non volendo, e ho capito molte cose della produzione musicale. Piano piano ho sviluppato due lavori: uno relativo alla redazione televisiva e l'altra con le consulenze artistiche. Queste ultime poi sono cresciute di anno in anno e mi sono concentrato solo su questo.

Cosa non ti piaceva della tv?
Non è che non mi piacesse la tv, in realtà sono stati percorsi formativi bellissimi. Ho anche lavorato come ufficio stampa, poi in produzione come “Cucine da incubo”, “Masterchef” o “Take me out”. Però ho capito che mi stimola molto di più la musica.

Da dove nasce il tuo amore per la musica?
Dal fatto di andare sempre in giro, 'vivere la strada', andare ad ascoltare tutti gli esponenti della scena rap e urban di Milano e non solo. Sono entrato in contatto con tanti produttori... Mio padre mi ha sempre lasciato grande libertà. Anche quando si è reso conto che la scuola proprio non faceva per me mi ha detto: 'Se non ti piace a studiare, vai a lavorare!'.

Che lavori hai fatto?
Di tutto. Per un anno dal meccanico alla consegna della pizza. Poi ho preso la decisione di occuparmi di produzione musicale. Quindi con papà ho iniziato a entrare nella logica dei testi, dei provini, delle basi per poter affrontare questo lavoro.

E poi è arrivato “Amici”...
Già. Una grandissima occasione per poter lavorare nella produzione musicale in una grande macchina televisiva, assieme alla bravissima Paola Balestrazzi. E' stato esattamente il lavoro che io voglio fare. Siamo stati a contatto con i cantanti sempre, cercavamo le canzoni che ci sembravano più giuste, ci confrontavamo, provavamo. Insomma è stato davvero un grande e meraviglioso lavoro con loro.

Chi ti ha colpito di questa edizione?
Quest'anno secondo me è stata una bella annata perché c'erano tutti i generi musicali dal pop alla trap. Io sto collaborando con il rapper Jefeo. Lui mi piace perché, a differenza degli altri rapper, è essenziale. Non sovraccarica il suo look di oro e poi credo che con lui si possa fare anche un percorso che si avvicini al mondo del pop, perché canta bene.

Il rap è il tuo mondo?
Diciamo che è il mondo che preferisco. Con papà Mario abbiamo lavorato assieme al progetto “La pula bussò” di Fabri Fibra. Abbiamo ripreso lo stesso pezzo strumentale de 'E la luna bussò', confrontandoci tra noi. La canzone è stata presa come ispirazione da Fibra nel 2006, diventando "La pula bussò", poi nel 2016 lo ha ripreso nuovamente con il feat. di Gemitaiz nell'album 'Tradimento Reload'. Un bell'esperimento che ripeteremo con un nuovo album a cui stiamo lavorando. Una raccolta di classici firmati da papà e reinterpretati da altri artisti.

Poi all'improvviso a intervista chiusa, ecco che arriva papà Mario Lavezzi. Nei suoi occhi si legge l'orgoglio per il figlio e di averlo accanto in queste nuove avventure: “A Giulio ho insegnato i primi rudimenti della chitarra perché è uno strumento importantissimo per approcciarsi al mondo della musica. Con lui abbiamo vissuto diversi momenti importanti in studio, sfociati anche in momenti di karaoke pazzeschi con Ornella Vanoni, Eros Ramazzotti e tanti altri. Il fatto che lui ami il rap mi piace perché credo che sia un mondo affine al cantautorato degli Anni 60/70. A me piacciono molto Emis Killa, Fabri Fibra e Salmo”. Ma l'allievo supererà il maestro? “Ma certo! Io glielo auguro davvero. Che Giulio possa diventare un grande produttore”.

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