Cultura e Spettacoli

La giustizia (interiore) non lascia scampo. Ecco cosa si impara a volte in galera

Loris Cereda, che ha conosciuto la prigione, la racconta in "L'educatore"

La giustizia (interiore) non lascia scampo. Ecco cosa si impara a volte in galera

Non somiglia per nulla né all'Uomo di Alcatraz, né a quell'altro uomo in Fuga da Alcatraz. Perché la galera non ne ha fatto né una sorta di «santo criminale» (diversamente da Robert Stroud, l'omicida ornitologo impersonato da Burt Lancaster nel film di John Frankenheimer), né un fuoriclasse dell'evasione (diversamente da Frank Morris, il rapinatore specializzato nel concedersi... lunghe licenze non autorizzate impersonato da Clint Eastwood nel film di Don Siegel). Forse perché Claudio Bassetti in galera lavora, anzi lavorava. Ma anche lui è un personaggio da romanzo, come quelli raccontati da Thomas E. Gaddis nel 1955 e da John Campbell Bruce nel 1963. Lui è L'educatore (ExCogita, pagg. 176, euro 16), e chi lo ha creato, Loris Cereda, nei «Ringraziamenti» finali lo saluta così: «non ha nulla a che vedere con l'educatore che mi ha seguito durante la detenzione, a lui però (quello vero) va la mia riconoscenza, per altro, per molto».

Sì, Loris Cereda in galera è stato, per la precisione a Bollate, fra il 2011 e il 2016, e con L'educatore finisce di scontare la sua pena. Questa volta pagando di tasca propria il tributo alla giustizia interiore. «Un archetipo carcerario - scrive - resiste solo a patto che sia galerabile. Come un sasso che si affina nel rotolamento alle spinte della marea. Ma se, per colpa di uno spigolo troppo acuto, non rispetta il ritmo dell'onda, prende un rimbalzo anomalo, vola sulla spiaggia, viene raccolto da un bambino e lascia per sempre quell'armonia del tempo».

E Claudio Bassetti non è «galerabile». Ha quarant'anni, vive da solo a Milano, anche se ha un'amante (diciamo una e mezza, contando una sua collega), gioca a bridge on line, dalla madre e dalla sorella lontane si fa sentire raramente, mangia male e dorme peggio, e al civico 2 di via San Vittore stende relazioni sui detenuti, quella sorta di giudizio finale, come a scuola a fine anno, che all'esaminando può valere l'affidamento ai servizi sociali, o i domiciliari, oppure addirittura la semilibertà. «Chissà se un giorno la vera valutazione del detenuto avrebbe potuto essere fatta sulla persona e non sulla capacità o meno dell'individuo di rispettare le norme». Questa è la domanda delle cento pistole, ma può bastarne una sola, di pistola, anche senza sparare un colpo, per ribaltare la situazione...

Uno dei racconti che l'amministrazione chiede ai carcerati di scrivere sulla loro esperienza (vogliamo chiamarlo, di nuovo, come a scuola, tema libero? no, non è proprio il caso), quello di Amedeo Fassi, si chiude così: «Quando sogno allora sì che la vita vera torna, come piscio che, passando attraverso il rene in un percorso opposto, si riconverte in sangue». Ecco un'ottima metafora per descrivere la trasvalutazione dei valori riveduta e corretta da Nietzsche. La fine che diventa l'inizio e l'inizio che diventa la fine. Claudio Bassetti è un borghese piccolo piccolo che sceglie il se stesso della sua prima vita come bersaglio della propria vendetta.

Dunque, potremmo considerarlo un eroe del nostro tempo.

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