A stargli dietro si rischia lo strabismo. Ieri Donald Glover era a Cannes alla presentazione dello spin off di Ron Howard, Solo: A Star Wars Story, e l'altro ieri ha debuttato al primo posto negli States dei singoli con il suo This is America.
Da almeno due anni, è uno dei fenomeni più autentici e creativi negli Stati Uniti, sia come autore (ha iniziato con 30 Rock) che come attore, prima nella serie Community e ora in Atlanta. In più, con il nome di Childish Gambino, ha inciso anche tre dischi di rap colto e per nulla volgare, musicalmente non straordinario ma significativo per i testi lontani dai luoghi comuni. In poche parole, Donald McKinley Glover nato a Los Angeles nel 1983, è un Re Mida dello spettacolo americano perché non ha barriere stilistiche ed è convincente, oltre a essere probabilmente l'unico oggi negli States a dire «l'elezione di Trump non ha modificato il nostro copione».
E se la serie Atlanta in onda su Fox racconta con la città dov'è nata (anche) la trap, il video di This is America è una delle denunce più credibili del razzismo e di come gli stessi «neri» lo raccontino con toni troppo annacquati.
Guardatelo: è durissimo e ironico, rivelandosi in sostanza una presa in giro delle banalità che i rapper riservano a ciò che una volta era la loro ragione sociale: la fuga dal ghetto e la sconfitta del razzismo. Anche se fortemente comico, Glover è il «maître à penser» di una generazione che non ha più confini ideologici e si scopre molto più libera di tutte quelle che lo hanno preceduto. Bravo e basta.
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