È notte fonda, l'aria profuma di gomma bruciata e gelsomino e l'umidità è una camicia di forza che ti stritola la schiena. Un uomo con la felpa e il suo pastore tedesco camminano per le strade silenziose di San Vitaliano, periferia di Nola, la città di Giordano Bruno: case bianche, basse e senz'anima, saracinesche arrugginite, vecchi capannoni, scheletri di palazzi non finiti.
Saranno quasi le tre, non è certo questa l'ora di portare a spasso il cane. L'uomo con la felpa infatti fuma mille sigarette, calpesta sempre gli stessi cinquanta metri di asfalto, guarda sempre lo stesso angolo di strada. Sì, proprio quello da dove, con gran rumore di sgommate, spunta una piccola Opel blu che lo travolge. Un botto fortissimo, un grido. L'uomo con la felpa batte la testa contro il vetro, ruzzola di lato e resta immobile per terra. In mano la pistola che non ha fatto in tempo a usare. L'auto prosegue la sua corsa. Il cane scappa senza abbaiare.
Si sentono dei colpi, a sparare è la seconda sentinella del deposito di droga dei Conte, il clan emergente che sgomita troppo e che i Savastano vogliono punire. L'Opel inchioda davanti al cancello, scendono in due e si riparano dietro gli sportelli aperti. Uno ha la barba, il giubbotto di pelle e una pistola. L'altro il cranio rasato, un bel numero di tatuaggi e un mitra. Altri colpi, altre grida. Il guardiano si affloscia sul marciapiede ma i Conte reagiscono e finisce in una carneficina. Nell'aria rimane la puzza di polvere da sparo.
«Stop. Facciamone un'altra». Benvenuti sul set di Gomorra, la serie, che andrà in onda su Sky all'inizio del 2014. Accomodatevi qui dove, per raccontare il Male, si gira nella terra del Male. Vent'anni fa questo era il regno della Nuova Famiglia, i nemici di don Raffaele Cutolo. E il boss Alfieri fu catturato a duecento metri più a nord, mentre si nascondeva in un noccioleto. «Azione», urla tra gli applausi Stefano Sollima. Si fa fatica a tenere la gente dietro le transenne, a evitare che entrino in campo. Altro che la tv dentro casa, per trenta settimane San Vitaliano, Ponticelli, Secondigliano e altri centri dell'hinterland di Napoli vivranno come allo specchio, rivedranno scene già viste, ripiangeranno i loro morti. Solo che stavolta le telecamere arriveranno prima e non dopo. Al primo piano di «via Giovanni Nappi, regista» c'è una famigliola intera al balcone. Hanno organizzato un piccolo rinfresco, hanno invitato anche gli amici. «È molto bello - dice Bruno - ma insomma abbiamo visto di peggio. La realtà supera la fantasia».
Dodici episodi, sei mesi di riprese. Stefano Sollima (Romanzo criminale la serie, Acab) dirigerà i primi. Gli altri saranno affidati a Francesca Comencini e Claudio Cupellini. Ritmo, scene forti, tensione. La serie, prodotta da Sky con Fandango, Cattleya e la tedesca Beta, dopo Sky cinema andrà in chiaro su La7. Grandi aspettative: replicare il successo di Romanzo Criminale. E grandi problemi: si può scrivere una storia dalla parte dei carnefici senza creare emulazioni e eroi negativi?
Per Sollima non si può, si deve. «È una polemica assurda. Questo non è un documentario, è un racconto di genere, e per raccontare il male devi farlo da dentro. La morale non c'entra, non è il cinema a dover risolvere i guai della società». «Però, per affrontare i problemi bisogna prima conoscerli e descriverli», spiega Domenico Procacci di Fandango. «È una questione vecchia come la letteratura - si lamenta Andrea Scrosati vicepresidente Sky cinema e intrattenimento -; i tragici greci furono accusati di empietà, Shakesperare di fomentare il parricidio, Dostoevskij di essere un sovversivo. Noi raccontiamo la parabola discendente di una famiglia segnata dal destino. Nessuno vorrebbe essere come loro».
Però hanno faticato a spiegarlo alla gente di Scampia, che non vuole più essere identificata con la camorra. Solo qualche settimana fa il municipio e il sindaco De Magistris hanno autorizzato a girare alcune scena tra le Vele. Per mediare hanno messo in campo Gaetano Di Vaio, il malvivente diventato regista, il produttore di Là-bas, premiato a Venezia. Quanto a Saviano, è rimasto ai margini.
di Massimiliano Scafi
nostro inviato a Nola (Napoli)
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.