Il genere biografie rock sta prendendo piede anche in Italia, pur essendo un prodotto letterario tipicamente angloamericano. Dopo l'inarrivabile Life di Keith Richards in molti hanno provato a mettere per iscritto memorie di vite sregolate e canzoni rese immortali da esibizioni live. Uno che ci ha provato con un certo successo è Neil Young: ne Il sogno di un hippie racconta sballi, nevrosi, successi e anche il dramma dei figli disabili.
Per chi volesse saperne di più sull'incredibile stagione della musica sulla West Coast a partire dalla fine degli anni '60 raccomandiamo di leggere Wild Tales. La mia vita rock'n'roll di Graham Nash, che insieme a David Crosby e Stephen Stills, con l'aggiunta estemporanea proprio di Young, ha formato il primo supergruppo della storia. È appena uscito in Italia, pubblicato da Arcana.
Nato in Inghilterra, formatosi nella grigia Manchester, Nash sembra a tratti il più «normale» della band, nonostante anche lui ci abbia dato giù parecchio in quanto a consumo abituale di droghe, ma riuscendo comunque a uscirne prima di toccare il punto di non ritorno. Il suo primo contatto con la musica avviene insieme agli amici, sulla scia dell'entusiasmo per gli Everly Brothers e dei Beatles: Nash forma gli Hollies con i quali batte i palchi del Regno Unito entrando più volte in classifica con singoli accattivanti e zuccherosi. Probabilmente la strada nel pop d'intrattenimento sarebbe stata spianata senza un viaggio in California. La cultura alternativa, l'attrazione per erba e cocaina, la nascente psichedelia, l'aspirazione a cambiare il mondo fanno il resto. Bob Dylan e i cantautori diventano i nuovi miti per questo giovane inglese molto dotato alla chitarra e con una voce calda. Nash racconta dei primi incontri che gli cambiarono la vita: quello con David Crosby, amichevolmente Croz, appena uscito dai Byrds, un musicista carismatico e oltre ogni regola, dipendente dalla droga eppure capace di autentiche magie. È lui a presentargli Stephen Stills, ex Buffalo Springfield, personalità più cupa e difficile ma straordinario scrittore di melodie. Poi compare Neil Young, talento inarrivabile, un lupo solitario, incapace di sottostare alle regole di insieme, che però nelle rare sortite riusciva a dare al gruppo quel valore aggiunto che ha reso Dejà Vu un album pressoché immortale.
L'altra persona decisiva sulla strada di Graham è Joni Mitchell, cantautrice e pittrice, una donna bellissima di cui è impossibile non innamorarsi, nonostante lui fosse già sposato con una ragazza inglese. Joni gli apre la mente, lo spinge a considerare la musica come un'esperienza globale, a non accontentarsi dei facili successi. Il loro rapporto, all'insegna della creatività più libera e di una passione forte, durerà diversi anni, tra alti e bassi.
Il vero cruccio di Nash è proprio l'autodistruttività di Croz, i continui guai con la giustizia, la decadenza del corpo, capace nonostante tutto di sopravvivere ogni volta e, miracolosamente, di venirne fuori. Wild Tales è per prima cosa un libro sul valore dell'amicizia che resiste, poiché non vi è cosa che unisce gli uomini più della musica, in un tempo in cui si credeva che il rock avrebbe cambiato il mondo, alla continua ricerca di utopia e libertà.
La fase matura della carriera di Nash è proiettata alle nobili cause dell'umanità: contro il nucleare, antimilitarista e pacifista, anche se il suono è ormai lontano dai vertici dei due album «storici» firmati CS&N, rispettivamente 1969 e 1977. Nel frattempo il nostro sviluppa e accresce l'interesse per l'arte visiva: dipinge, scolpisce e soprattutto fotografa. I suoi scatti in bianco e nero hanno una dignità estetica che non ha nulla da invidiare ai professionisti. Ha collezionato centinaia di opere e ha scoperto anzitempo l'uso della stampa a getto d'inchiostro, un nuovo modo di moltiplicare le immagini. Nel frattempo ha dato addio alla droga, si è sposato con Susan, la vera donna della sua vita che gli ha dato tre figli, ha comprato casa alle Hawaii e ha ricevuto dalla regina Elisabetta l'onorificenza di Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico. Ha conosciuto due presidenti americani, Carter e Obama, ma la musica rimane al centro dell'esistenza. «Sono uno schiavo assoluto della musica. Farei qualunque cosa in cambio di buona musica: qualunque cosa. È tuttora la mia droga.
Insieme a Crosby e Stills ho capito che, a dispetto di ciò che possiamo farci a vicenda, a dispetto di tutti i momenti fantastici o tristi che ci capitano, sappiamo che la musica è più importante di una qualsiasi delle nostre vite individuali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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