Era capitato con la pandemia di covid che serie e film intercettassero rapidissimamente il tema, in qualche caso lo anticipassero. È successo anche con la crisi Ucraina e il ritorno ad un clima da Guerra fredda, dove aleggia la paura di andare verso un conflitto senza ritorno. Un esempio può essere il film svedese appena arrivato su Netflix. Granchio Nero è risultato tra i più visti durante il weekend in moltissimi Paesi. Vediamo la trama. Il Paese viene invaso da un nemico che non viene mai nominato e che arriva da Nord. Potrebbe anche essere una guerra civile (dei separatisti finanziati dall'estero?) di certo, storicamente, la Svezia ha sempre temuto un'invasione russa e ha subito, proprio come la Finlandia, una serie di minacce proprio negli ultimi tempi da Mosca.
E così la pellicola dell'esordiente Adam Berg e con protagonista Noomi Rapace (ha interpretato Lisbeth Salander nei film tratti dai romanzi di Stieg Larsson) porta il pubblico in una Svezia gelata e devastata da anni di guerra. Dove domina il freddo, ci sono palazzi sventrati dai missili che sembrano presi pari pari dai telegiornali di questi giorni e si combatte sotto la neve. L'ultima speranza per un Paese che sta per soccombere diventa un gruppo di soldati sui pattini che deve attraversare il mare gelato per consegnare l'arma finale che può ribaltare il conflitto. Scenari inquietanti, che nelle intenzioni del regista dovrebbero mostrare proprio la follia di qualsiasi guerra contemporanea. Particolarmente forti infatti tutte le scene che mostrano la perdita di umanità dei militari e le condizioni di violenza e di degrado in cui si trovano i civili. Nella trama ci sono anche un virus letale e soldati pattinatori che ricordano quelli sugli sci della guerra tra Finlandia e Urss. Alla fine quello che più è convincente della pellicola è la metafora del ghiaccio sottile su cui noi occidentali, non più abituati alla guerra, siamo costretti a correre se questo spettro torna ad avvicinarsi.
Decisamente più esplicita la situazione descritta nella serie britannica Vigil (Sky), arrivata da poco sui nostri schermi, ma che i britannici hanno già visto quest'estate e che anticipa in pieno i temi di una Guerra fredda, ma pronta a scaldarsi, a colpi di minacce nucleari. Si tratta di un'indagine nel ventre della balena (quasi in senso letterale) dove i colpi di scena si susseguono continuamente e in maniera credibile e dove la spy story in salsa britannica si mischia al poliziesco, sempre in salsa britannica. Non stupisce che questi 6 episodi che trascinano verso il fondo degli abissi siano stati visti nel Regno Unito da più di dieci milioni di spettatori in pochissimi giorni. C'è un cast col meglio della televisione di Sua maestà, con Susanne Jones (la protagonista di Gentleman Jack) e Rose Leslie (che avete visto ne Il trono di spade). Ma veniamo alla trama. Il Regno unito affida la sua deterrenza nucleare al programma Trident (Continuous At-Sea Deterrent), ci sono sottomarini atomici carichi di testate nucleari in continuo movimento. Uno di questi mostri dell'Apocalisse, il Vigil, capta con il sonar l'affondamento di un peschereccio, forse con le reti incastrate in un sommergibile nemico. Poco dopo un membro dell'equipaggio muore in circostanze strane. L'ispettrice capo della polizia scozzese Amy Silva (Suranne Jones) viene inviata nel sottomarino, che non può interrompere la sua missione nelle acque scozzesi, per indagare. L'equipaggio non glielo renderà facile e lei presto si renderà conto che c'è del marcio tra le testate atomiche. Le sue indagini e quelle dei suoi colleghi a terra, a Glasgow, guidate dal sergente Kirsten Longacre (Rose Leslie), porteranno la polizia in conflitto con la Royal Navy e l'MI5. Risultato delle indagini? Sul sottomarino una spia dei russi è al lavoro armato di gas nervino per provocare un incidente che costringa il battello a riemergere per farlo catturare alla marina di Putin e rendere la Gran Bretagna vulnerabile a un attacco nucleare.
La trama ha certo degli spunti che derivano da Caccia a Ottobre Rosso. Ma attenzione, il paradigma però è rovesciato.
Se nel film e nel romanzo di Tom Clancy al centro della vicenda c'era un comandante sovietico stufo del suo regime, in questo caso ci sono occidentali ben poco preparati all'eventualità di avere una spia a bordo. E anche pacifisti che inconsapevolmente, e anche lasciandoci le penne fanno il gioco dei russi. Speriamo non sia troppo profetico.
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