Sanremo 2018

Il grigio sta bene con tutto. Anche sul palco dell'Ariston

Grigio, il colore dei capelli di Baglioni. Grigia, la chioma di Paddy Jones, la nonna più imprevedibile di Sanremo...

Il grigio sta bene con tutto. Anche sul palco dell'Ariston

Grigio, il colore dei capelli di Baglioni. Grigia, la chioma di Paddy Jones, la nonna più imprevedibile di Sanremo. Spolverati di grigio anche i nerissimi e lucidissimi capelli che furono di Rosario Fiorello, addirittura The Kolors tingono di cenerino le loro pettinature improbabili.

Il grigio è un colore di mezzo, fa pensare alla mediocrità, all'anonimo passare del tempo, a un cielo che minaccia pioggia, a una strada deserta. Il grigio di questo festival è da speranza e non malinconia, è segnale di maturità e non di tramonto. Il festival, e il suo direttore artistico, non sono un museo delle cere, secondo delicata e raffinata definizione del critico del Corriere della sera, che molto sa, invece, del freezer dei sentimenti. Sfumature di grigio senza le provocazioni di lady James, i migliori anni della nostra vita, musiche nuove ma avvolte nel cellophane dell'atmosfera di sempre, la stessa che si porta appresso il festival con i suoi lunghi, e freschissimi assieme, sessantotto anni.

Il plotone di esecuzione continua ad agitarsi davanti al palco, fucili carichi, si attende il crollo di ascolti, si spera nel colpo di scena che smascheri personaggi e interpreti, una goffa stecca del romano Baglioni, quello che cantava in tivvù per una compagnia telefonica, oppure il pianto dell'eterna sorridente svizzera Hunziker, la bionda pericolosamente di spalle sui manifesti pubblicitari o, infine, una papera clamorosa del pugliese Favino, ex camionista sul suo Scheggia per lo spot di una pasta alimentare. Ma il trio presenta un conto diverso; dato per spacciato, moscio, scontato si è, invece, scoperto e rinvigorito con il passare delle ore. Le vitamine di Fiorello sono state il ricostituente ideale, il resto è musica, compreso il Var del football applicato al festival con il caso Meta-Moro, rivisto e riascoltato alla moviola Rai, prima della grande decisione.

Dovrei aggiungere la bianca testa, come il ranuncolo all'occhiello, di Baudo e i riccioli fiammeggianti della Vanoni; il grigio nascosto, mascherato, ridipinto, il professionista e l'artista che non vogliono mettersi in regola con il tempo o il tempo non può e non deve convincerli. Ma, in fondo, il grigio sta bene su tutto.

Anche al festival.

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