Cultura e Spettacoli

Guerra, stupri e perdono Quando i lupi stalinisti entrarono nei conventi

La pellicola, che concorre all'Oscar per la Francia, rievoca gli orrori dell'Armata rossa a Varsavia

Guerra, stupri e perdono Quando i lupi stalinisti entrarono nei conventi

Un convento polacco, nel 1945. Fuori è pieno inverno e la guerra non accenna a finire. L'occupante sovietico si trova dappertutto, mentre i soldati dell'Armata Rossa digrignano i denti come bestie affamate. Quei lupi, infine, entreranno in convento, stuprando le suore anche quaranta volte di seguito: chi li comanda, i generali di Stalin, incentiva lo stupro di guerra come premio finale, un risarcimento dovuto. Se venti religiose innocenti verranno uccise, cinque di esse rimarranno incinte: finiranno per partorire sul pavimento della loro cella, tra lacrime, sconforto e la strana gioia di essere madri. Al centro di tale perturbamento, si situa la giovane dottoressa francese Mathilde Beaulieu (Lou de Laage), che si troverà, in piena notte e in condizioni precarie, a praticare un parto cesareo tra mura ornate di crocifissi, in mezzo a donne che hanno fatto voto di non mostrare mai il proprio corpo, né di farsi toccare, mentre speranza e amore si mescolano all'angoscia.

Questo è il racconto di Agnus Dei (dal 17 novembre in sala), film spirituale e sconvolgente dell'eclettica regista e attrice lussemburghese Anne Fontaine (da La fille de Monaco a Coco avant Chanel, diverse le sue corde), che stavolta s'immerge in un monastero traumatizzato dalla violenza della guerra, per consegnarci un'opera ben fatta e con ottimi attori, non a caso in concorso per gli Oscar col tricolore della Francia.

Conciliare fede e gravidanza non è stato facile, soprattutto perché simili episodi, realmente accaduti e ripetuti un po' ovunque nel mondo in conflitto, dal Vietnam alla Bosnia, sono stati rimossi dalla Chiesa e ignorati dagli storici. Ma in soccorso della Fontaine, qui al suo quattordicesimo film, è arrivata una fonte incontestabile: la vera storia della dottoressa Madeleine Pauliac la quale, nel 1945, mentre Varsavia era distrutta da mesi di insurrezioni contro l'occupante germanico e intanto che le truppe di Stalin, in Polonia dal 1944, rimanevano armate sul fronte della Vistola, venne nominata Primario dell'ospedale francese di Varsavia, ridotto in macerie. La giovane donna, che aveva l'incarico di far curare e rimpatriare i soldati francesi rimasti in Polonia, si assunse personalmente il rischio di custodire il segreto delle religiose stuprate, assicurando loro il controllo medico della gravidanze. Un sostegno fondamentale, che spinse le sorelle ad aprire le loro porte, i loro corpi e le loro menti alle nascite indesiderate, come sostiene il nipote della Pauliac, Philippe Mayrial.

Agnus Dei, pellicola che offre una riflessione su religione, guerra e società, narra dunque un episodio della vita di Madeleine Pauliac, con una regia sobria che cavalca l'onda di un tema spinoso. «Per approcciare all'interno della comunità conventuale, ho seguito un ritiro. Partecipando ai riti e ai canti, per scoprire la drammaturgia del convento. Come in tutte le famiglie, al suo interno si trovano fragilità e tensioni: questa specie di stage, mi ha permesso di creare un film-millefoglie, costruito su vari strati che si sovrappongono. Ho voluto lasciare ai miei personaggi una speranza, muovendomi tra grazia e mistero», spiega Anne Fontaine, la quale mescola interesse storico, sostanza metafisica ed empatia per le suore violentate.

Con due zie suore e un padre organista di chiesa, la regista ha avuto gioco facile a calarsi in un soggetto, che inizialmente l'aveva sconvolta. «Ho fatto ricerche approfondite in Polonia, dove gli storici hanno rimosso l'accaduto. Per non dire della Chiesa, che all'epoca mise tutto a tacere. Ho organizzato anche una proiezione in Vaticano, alla presenza di vescovi e monaci, i quali mi hanno detto che il mio film è terapeutico per la Chiesa», dice Anne.

E se il Vaticano nega che in cinque monasteri della Bosnia, per esempio, si siano ripetuti stupri di guerra sulle religiose, per la Fontaine «le monache incinte sono state espulse dai monasteri e aiutate, in qualche modo, a sopravvivere». Agnus Dei diventa, così, anche un appello alla Chiesa.

Affinché ricordi.

Commenti