Cultura e Spettacoli

Gli hippie del musical compiono 50 anni Ma non li portano bene

Lo spettacolo debuttò il 17 ottobre del '67: mise in scena l'era dell'Acquario, con le sue illusioni

Gli hippie del musical compiono 50 anni Ma non li portano bene

Certi anniversari vanno rievocati per la loro carica profetica. Tra questi val la pena ricordare la prima rappresentazione di Hair, il musical destinato a passare alla storia come il più importante manifesto visivo, contenutistico e musicale della controcultura hippy. La prima di Hair andò in scena il 17 ottobre 1967 come inaugurazione del Public Theatre in Lafayette Street, una ex-libreria diventata teatro grazie a Joe Papp, produttore che voleva avviare un palcoscenico vicino alla brulicante vita del Greenwich Village. L'idea era chiara: portare in scena quel cambiamento che attraversava l'America giovane dalla California all'Atlantico portando canzoni psichedeliche, allucinogeni, amori e anarchia, in una rinnovata era dell'acquario prodiga di positivi cambiamenti.

La storia originale di Hair ruota attorno agli amici Claude, Berger, Sheila ed alla loro «tribù» di giovani in cerca di libertà in barba a un mondo adulto incrostato di autoritarismo e sovrastato da quell'ombra di morte che prendeva le sembianze della guerra del Vietnam. Presentato come The American Tribal Love-Rock Musical, la versione da palcoscenico di Hair conteneva un mix fulminante di messaggi spregiudicati: inni alle sostanze stupefacenti (Hashish) ed alla sessualità libera (Sodomy), sbeffeggiature della politica americana (Initials LBJ) e attacchi al militarismo (Three-Five-Zero-Zero), grottesche rappresentazioni delle religioni e dell'affarismo, inneggiando alla nudità come metodo liberante per svelare le anime, prima ancora che i corpi.

Dietro a questo «musical tribale» c'erano James Alexander Rado (1932), Gerome Ragni (1935-1991) e Galt MacDermot (1928): i primi due, autori ed attori, firmano storia e canzoni, mentre l'ultimo, compositore canadese, si è occupato delle partiture. Perfetta fotografia di un mondo giovanile in ebollizione, Hair era nella realtà lo spaccato della vita di Rado e Ragni. Bravi ragazzi e compagni di recitazione, i due si trovano in quegli anni ad essere parte delle atmosfere hippy della metà degli anni '60, iniziando a sperimentare di tutto dentro e fuori dal palco. Nel loro musical Rado e Ragni non fanno altro che far rifluire il ciclone esistenziale e culturale che in quegli anni sconquassa l'America. Con Hair l'era dell'Acquario, dell'Lsd e della liberazione sessuale trovava così la propria celebrazione e santificazione liturgico-teatrale: chi lo vedeva vi si riconosceva, oppure scopriva cosa gli stava accadendo intorno.

Non importa se il Village Voice (la Bibbia del Greenwich, sicuramente non un giornale benpensante) lo stronca già dalle sue prime rappresentazioni perché «falso, grottesco, opportunista e sostanzialmente da dimenticare»: il successo di Hair al Public Theatre è enorme e grazie al potente Michael Butler, nipote di Tyrone Power e compagno di Audrey Hepburn, il musical dopo quattro mesi si trasferisce al Biltmore Theatre a Broadway, dove fa registrare il record di 1.750 repliche. Spettacolo e realtà qui si intrecciano, perché non a caso il trionfo del musical coincise con il momento più drammatico della guerra in Vietnam, l'offensiva del Tet, lanciata dai vietcong nel gennaio 1968, uno scannatoio che lasciò sul campo decine di migliaia di morti e una emozione sociale diffusa anche nella middle class.

Grazie al suo cocktail di Lsd, sesso e spirito new age e interpretando alla perfezione il suo tempo, Hair è divenuto un classico internazionale. L'omonimo film di Milos Forman giunge solo nel 1979 e abbandona gli aspetti più lisergici del musical, spingendo sul pedale dell'antimilitarismo e trasformando Berger in una vittima sacrificale al posto dell'amico (e forse amante) Claude, circostanza inesistente nel musical. Anche queste libertà autoriali hanno aiutato Hair ad assumere nuovi connotati e a rimanere nel tempo, mentre le sue canzoni, soprattutto Aquarius e Let the Sunshine In, sono entrate a far parte della colonna sonora del Novecento. Il tutto partendo da quel 1967, l'anno di Hair e anche della Summer of Love californiana, il momento ufficiale della nascita degli hippie. Un inizio che conteneva già la sua fine, se è vero che un'aura sottaciuta di morte attraversa il musical e ancor di più il film; inoltre il 6 ottobre sempre del '67 profeticamente al Buena Vista Park di San Francisco si tenne il «funerale dell'Hippie», manifestazione proposta come invito «a stare dove siete, perché quello che doveva accadere è già accaduto».

L'era dell'Aquario doveva portare pace, giustizia, purezza, ecologia e libertà sovvertendo tutti i dannati valori borghesi. Sicuro che sia andato tutto come auspicato in quei giorni entusiasti e visionari al Public Theatre?

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