Histoire du soldat: alla riscoperta della favola riletta da Pasolini

Histoire du soldat: alla riscoperta della favola riletta da Pasolini

A Pordenonelegge approda sabato (al Teatro Verdi alle 17) un libro che svela molti retroscena su uno dei grandi incompiuti di Pasolini (1922-1975). Il volume si intitola «L'Histoire du soldat» di Pier Paolo Pasolini (Edizioni Ets) ed è scritto da Roberto Calabretto, professore associato al Dams dell'Università degli studi di Udine, che ha compiuto una certosina indagine tra fonti inedite (a partire dagli appunti custoditi al Gabinetto Vieusseux). L'Histoire du Soldat era una sceneggiatura che Pasolini aveva pensato per l'attore e amico Ninetto Davoli. Era uno dei progetti a cui credeva di più ma rimase incompiuto dopo la sua uccisione. L'idea era probabilmente stata suggerita allo scrittore da Laura Betti. Come spiega Calabretto nel volume, L'Histoire richiama chiaramente l'omonima opera che Igor Stravinskij compose nel 1918. L'idea di Stravinskij e del suo amico scrittore Charles Ferdinad Ramuz era quella di una narrazione che si richiamasse esplicitamente alla favola e potesse essere messa in scena da teatrini ambulanti.

Pasolini rimaneggiò il canovaccio e vi si pose al lavoro assieme a Sergio Citti e Giulio Paradisi (che avrebbe dovuto anche essere il regista). Succintamente la trama: c'è un soldato di nome Ninetto (come l'attore Davoli) che parte in licenza da una caserma del Nord Italia e va verso Roma ed è dotato di un enorme talento per il violino. Finisce ospite di un misterioso signore che, da diavolo di stravinskijana memoria si trasforma in «capo della televisione». Promette a Ninetto di farlo ricco se gli insegna a suonare il violino. Seguono varie vicissitudini ma Ninetto è trasformato in un divo mediatico il cui volto è riprodotto su tutti i manifesti. Però il ragazzo ha perso ogni capacità di suonare. Infelice, fugge allora verso Napoli e durante la fuga fa uno strano sogno. Immagina di guarire una principessa e di sposarla dentro un teatrino dei vicoli. Ma arriva il Diavolo con le ruspe, e tutto viene distrutto, mentre Ninetto suona il violino in mezzo alle macerie. Come spesso nei lavori di Pasolini il magico e l'arcano si mescolano, quindi, al sociale.

Dopo la morte dello scrittore sul lido di Ostia la sceneggiatura rimase dimenticata e del film non si fece nulla, sino a quando Davoli decise di darle forma teatrale, nel 1995, con la collaborazione di Gigi Dall'Aglio, Giorgio Barberio Corsetti e Mario Martone. Ora l'opera tornerà a teatro dal 2 novembre proprio a partire dal Verdi di Pordenone, rielaborata attraverso gli appunti di Pasolini.

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