Le classifiche, soprattutto quelle legate ai gusti personali, sono fatte per essere discusse e criticate. Figuriamoci, poi, in agosto, sotto l'ombrellone, dove ogni occasione è buona per intavolare, tra vicini di sdraio, dei Porta a Porta sulla sabbia. In questa ottica, non vi è dubbio che una graduatoria che pretenda di stabilire Il miglior filmdi sempre nella storia del cinema diventi, inevitabilmente, oggetto di discussione anche per chi è rimasto in città. Già la definizione di pellicola più bella di ogni tempo andrebbe presa per quel che è, con le molle, perché qui non si tratta di misurare oggettivamente un tempo o un incasso ma semplicemente di premiare emozioni scaturite dalla visione di un film. Però, lo spunto offerto da Sight & Sound, la rivista cinematografica britannica pubblicata dal British Film Institute, è certamente stimolante anche solo come confronto dei propri gusti personali in tema di grande schermo. Oltretutto, non è una classifica qualunque. A partire, infatti, dal 1952, Sight & Sound la pubblica solo ogni dieci anni (ed allora fu il nostro Ladri di biciclette a vincere l'ambito riconoscimento), attraverso un sondaggio fatto tra critici cinematografici di tutto il mondo. Sarà per il suo carattere decennale, la graduatoria viene vista, nell'ambiente, come una delle più serie ed autorevoli, il cui responso è atteso come il giudizio di una agenzia di rating. Top ten che dal 1992 è raddoppiata con la pubblicazione di una analoga lista basata sulle preferenze espresse da importanti registi.
Fatta la doverosa premessa, per inquadrare meglio la genesi, ecco il responso di questo 2012, per certi versi storico. Dopo mezzo secolo di dominio, infatti, iniziato nel 1962, Orson Welles e Quarto Potere sono stati destituiti dal primo posto. Quasi un sacrilegio per uno dei film che indubbiamente ha fatto la storia della settima arte. A compiere il clamoroso sorpasso, spinto dal giudizio di 846 critici, quasi come in uno dei suoi thriller, è stato Alfred Hitchcock che ha ottenuto lo scettro grazie all'indimenticabile La donna che visse due volte, il film, datato 1958, interpretato da James Stewart e Kim Novak, che il regista considerò come il suo più intimo e personale. Una pellicola entrata nella storia anche per l'introduzione dell'effetto Vertigo, combinazione di zoom in avanti e carrellata indietro (e viceversa) che dava allo spettatore il senso di vertigine del protagonista. Questo primo posto, se volete, fa anche un po' sorridere perché quando uscì Vertigo (il titolo originale) fu accolto tiepidamente da quella critica che adesso, per soli 34 voti (nel 2002 si classificò secondo per appena 5 voti), lo ha incoronato miglior lungometraggio di tutti i tempi.
E la beffa, per Welles arriva pure dai colleghi registi che ne hanno sancito la piazza d'onore anche nella classifica stilata con le loro preferenze (hanno votato in 358, compresi Martin Scorsese, Quentin Tarantino, Francis Ford Coppola, Woody Allen and Mike Leigh). Qui, il primo posto è andato però a Viaggio a Tokyo (in originale Tokyo Story) la pellicola di Yasujiro Ozu (1953) che è terza, invece, nella top ten dei critici. L'Italia si deve accontentare del decimo posto del felliniano 8 1/2 mentre i registi sono stati più disponibili nei nostri confronti spedendo la stessa pellicola in quarta posizione e Ladri di biciclette in decima.
Sarà forse frutto dell'Oscar vinto da un film muto come TheArtist ma è certo che colpisce l'ingresso, tra la decina più votata, di due pellicole senza parlato ovvero il documentario sovietico L'uomo con la macchina da presa (di Vertov, 1929) e il francese La passione di Giovanna d'Arco (di Dreyer, 1927) mentre rispetto a dieci anni fa sono spariti, dai dieci, dei cimeli come Il Padrino, Cantando sotto la pioggia e, per la gioia di Fantozzi, La corazzata Potëmkin. A proposito: il film più recente, tra i primi 50, è Mulholland Drive di Lynch (28esimo), datato 2001. Da allora, secondo i critici, è notte fonda. Anche nei loro giudizi.
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