Cultura e Spettacoli

"Ho chiuso con le canzoni. Ora preferisco scrivere i miei romanzi"

Il più atipico dei cantautori pubblica una raccolta con inediti e conferma l'addio alla musica: "In giro sento solo brani inutili"

"Ho chiuso con le canzoni. Ora preferisco scrivere i miei romanzi"

nostro inviato a Bologna

«Buongiorno, sono nato nella prima metà del secolo scorso e sono ancora vivo». Francesco Guccini, si sa, non ha bisogno di interviste: si intervista da solo. Anche oggi, a 75 anni, mentre presenta Se io avessi previsto tutto questo - Gli amici, la strada, le canzoni, un cofanetto di 4 cd (10 nella edizione super deluxe) nel quale si ascoltano i suoi classici, qualche inedito, brani dal vivo mai pubblicati prima e «strane cose che ho cantato per altre persone». Guccini è l'archetipo del cantautore e, come ogni archetipo, non lascia eredi, solo aspiranti tali: «In radio sento tante canzoni inutili. I cantautori? Mi piace Capossela, si è inventato uno stile. Gli altri sono soltanto copie, sono arrivati tardi e non è detto che a una generazione di bravi autori ne segua una altrettanto brava. Oggi i cantautori ricalcano qualcosa di già sperimentato». Forse per questo lui ha detto basta alla girandola di dischi e concerti e si è dedicato soltanto alla scrittura di novelle e romanzi: «Semplicemente, non ho più voglia di scrivere canzoni», ha spiegato lui quasi ieratico, persino teatralmente affabulatorio, sereno proprio nell'osteria bolognese Il Moretto dove più di 45 anni fa suonava e cantava da sconosciuto fino all'alba. Un ritorno al passato per parlare del futuro di un nome storico della canzone d'autore italiana banalmente iscritto alla Siae come «melodista non trascrittore».

Ma davvero, caro Guccini, ha deciso di smettere con le canzoni?

«Nei primi anni le componevo con grande semplicità, ultimamente facevo tanta fatica e ho deciso di smettere: quello che avevo da dire l'ho già detto. Ora non suono più neanche la chitarra, non ho più i calli sui polpastrelli e, se in un ristorante mettono qualche mia canzone per accogliermi, dico sempre no per carità».

Però scrive.

«Non ho mai smesso. Nella scrittura sono ancora abbastanza fresco e ho cose da dire».

Non a caso per Mondadori è appena uscito Un matrimonio, un funerale, per non parlar del gatto. Come mai questo titolo?

«Ho pensato a Tre uomini in barca (per non parlar del cane!) di Jerome K. Jerome e l'ho adattato, ovviamente senza fare paragoni».

Ma che cos'è?

«Una raccolta di novelle su di un mondo che non esiste più ma che ho avuto la fortuna di conoscere. La prima, L'americano, l'ho scritta nel 1960 quando facevo il giornalista alla Gazzetta di Modena a ventimila lire al mese. Poi ho incontrato Alfio Cantarella degli Equipe 84, sono stato lì lì per entrare nel complesso, ma ho preferito riprendere a studiare a Bologna».E ora Bologna?«Da ragazzo avevo bisogno di grandi spazi, ora no».

A Bologna ci sono appena stati tafferugli per il comizio del centrodestra.

«Ho scritto che difenderò il diritto di tutti a manifestare e mi hanno massacrato sui social network. In realtà penso che sia il centrodestra che i centri sociali abbiano diritto di dire la loro, c'era anche Forza Nuova. Ma sono assolutamente contro i black bloc».

Scusi Guccini e Parigi?

«L'ideologia dietro quegli attentati è feroce».

E Renzi?

«Preferisco non rispondere.

Comunque, per intenderci, non sono mai stato renziano».

Commenti