«Non sono più in grado di cantare una sola nota». È il grido di dolore di Linda Ronstadt (67 anni) cantante dalla splendida voce, definita negli anni Settanta e Ottanta «la regina del country rock» e la «First Lady del rock», ma abilissima nello spaziare in tutti i generi musicali. Il morbo di Parkinson la sta devastando e ha colpito il suo dono migliore, quel colore vocale - che si allunga dal contralto al soprano - con cui ha conquistato il pubblico di tutto il mondo e undici Grammy Awards, oltre ad aver piazzato una quarantina di album nelle classifiche country, rock, pop e jazz.
Non a caso ha venduto più di 100 milioni di dischi e - dagli anni '60 ad oggi - ha alternato la carriera solista alle collaborazioni con i più grandi personaggi del rock. Artisticamente è nata nella West Coast, la voce più bella, insieme a quella di Emmylou Harris (con cui peraltro ha collaborato a lungo, anche in trio con Dolly Parton). «Ho cominciato con le canzoni popolari messicane e con la musica folk - ricorda sempre - che contengono elementi di tutti gli altri generi musicali. Così ho imparato a essere duttile».
Tanto eclettica da collaborare con Neil Young, Jackson Browne, i gloriosi Johnny Cash e Gram Parsons ma anche con personaggi come i Doors e Frank Zappa. Nei concerti dal vivo è stata la prima star donna in un mondo dominato dai maschi (nel 1970 era accompagnata da una superband che pochi mesi dopo si sarebbe chiamata Eagles) e per questo il critico Gerri Hirshey la chiamò la prima «arena class rock diva».
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