I disperati in riva al fiume Volturno trovano la speranza in un bambino

De Angelis racconta la storia di una prostituta che si ribella alla camorra

I disperati in riva al fiume Volturno trovano la speranza in un bambino

Nell'ultima baracca dei «cala cala», come in riva al Volturno si chiamano le larghe reti da pesca, Edoardo De Angelis parla dell'ambientazione del suo film Il vizio della speranza, in uscita il 22 con Medusa. In una terra che molti individui scelgono come terra promessa, in fuga dalla guerra e dalla fame, l'autore spiega la fascinazione d'un luogo «irresistibile, dove era possibile un'azione di disvelamento», dove la bellezza è viva. «Questo clima estremo ha richiesto una sfida psicologica, che spesso voleva farci tornare a casa. Abbiamo lavorato con la pioggia battente. È qui che la protagonista Maria (Pina Turco) decide di rompere con la camorra e di tenere il bambino che porta in grembo, destinato, come gli altri bambini partoriti dalle prostitute, nigeriane o bianche, alla compravendita. Anche di organi. Persino la troupe sentiva «il nervo scoperto in fondo al fiume, in una storia di sopravvivenza». Il fiume, come un essere umano, può essere «distrutto e infettato, eppure rinasce». È la rinascita, il significato del film. Il fiume, luogo di rifiuto e di rinascita, può accogliere nel proprio letto questa storia drammatica. Il Volturno, insomma, avrebbe generato questa storia. «I luoghi generano storie», spiega De Angelis. Curioso: settanta le chiese pentecostali, nella zona del Volturno, a fronte di una moschea. Qui è molto presente la religione pentecostale, anche se non è della religione cattolica che si tratta. «Ho pensato che il film dovesse essere una preghiera, l'atto dell'uomo nell'intimità delle proprie debolezze. È un film religioso, ma non è rivolto a una specifica forma religiosa». In riva al Volturno esiste anche il Voodoo, che rende schiave le prostitute nigeriane, terrorizzate dall'uccisione dei propri genitori in patria, se non sottostanno alla legge della prostituzione. Eppure, di recente l'Oba di Benin, sorta di Papa nero con enormi poteri, ha pronunciato una contro-bestemmia, volta a scoraggiare le pratiche voodo. Così, le madame che sfruttano le ragazze sulla strada, hanno dovuto liberare tali schiave del sesso. Pur avendo raccontato le pratiche più abiette in riva al Volturno, De Angelis ammette d'essere spiazzato, rispetto a questa terra. «La maggiore conoscenza non corrisponde alla maggiore comprensione. Narrare è disvelare. Tutto quel che succede qui è disperato, ma raccontarlo non mi bastava», scandisce il regista, legato alla terra in cui ha girato il suo fortunato film Gli indivisibili. Sopra ogni cosa, è stato l'inferno dei bambini comprati e venduti a colpirlo. Bambini che si chiamano Hope, Destiny o Virgin, a propiziare un futuro possibile. E poi c'è la fisicità di Maria, la giovane Caronte che traghetta prostitute sul fiume e che decide di partorire in una capanna, come la Madonna del presepe. «Mi sono ispirata a quanto diceva il padre del grande tennista Agassi: Non pensare, fai.

Ed io non ho pensato: riflettere troppo non è la chiave giusta. Così, ho parlato col corpo, perché la fisicità sublima l'essere umano», scandisce Pia Turco, volto noto di Gomorra e attrice partenopea sulla rampa di lancio.

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