I fantasmi di Veltroni e Pasolini sul «nuovo» cinema italiano

Al Festival di Roma opere (già logore) che fanno molto discutere. La Nicchiarelli e Giovannesi nei loro film si ispirano a due numi tutelari della sinistra, di ieri e di oggi E intanto le nostre pellicole continuano a perdere spettatori...

I fantasmi di Veltroni e Pasolini sul «nuovo» cinema italiano

Quanto sono vecchi questi giovani. E quanto poco amano la sperimentazione se Susanna Nicchiarelli, romana classe '75, e Claudio Giovannesi, romano classe '78, per fare un film cercano ispirazione nei numi pallidi della sinistra. Portando al Festival i soliti Walter Veltroni (La scoperta dell'alba della Nicchiarelli) e Pier Paolo Pasolini (Alì ha gli occhi azzurri di Giovannesi), in una mescola trita di multiculturalismo a Ostia, brigatismo due-camere-e-cucina tra la capitale e la villetta al mare, ragazzi di vita multietnici e telefoni vintage da viaggio nel tempo veltroniano.

C'è, insomma, un filo rosso che lega i due modesti prodotti festivalieri, trovati da Müller nella cesta sguarnita del cinema nazionale, ed è la mancanza di idee nuove. Non lamentiamoci, dunque, se Cinetel avverte: dal 1° gennaio al 30 ottobre 2012, c'è stato un calo dell'11,3% nella vendita dei biglietti, rispetto all'anno scorso. Ancora un po' di roba frusta e la cineindustria italiana chiuderà. Intanto Margherita Buy, decorosa protagonista de La scoperta dell'alba, film in concorso, mette le mani avanti: «Spero che il pubblico non sarà condizionato dalla provenienza politica della fonte ispirativa». Già, il romanziere Veltroni, che sostiene d'aver comprato casa a New York con i diritti d'autore, resta l'uomo politico Walter, che s'è tolto il capriccio del Festival di Roma, quest'anno in odore di radicale trasformazione e invece no: ariecco Walter all'Auditorium. Girato col contributo dei Beni Culturali e sostenuto dai fondi della Regione Lazio, La scoperta dell'alba (dal 10 gennaio nelle sale) si svolge tra il 1981, quando il professor Tessandori è ucciso dalle Br alla Sapienza e il 2011, quando le sorelle Astengo vendono la villetta di famiglia. Se Barbara (Susanna Nicchiarelli) è fricchettona, Caterina (Margherita Buy) è assistente universitaria problematica: non scorda che suo padre, collega del Tessandori, è scomparso nel nulla. E la borsa (sparita) che aveva con sé, oltre a una copia de L'Unità, cosa mai conteneva? Invano lo stralunato marito di lei (Sergio Rubini, davvero sprecato) la tiene coi piedi per terra: la donna è cotta di un'altra vittima delle Br, il figlio di Tessandori, che scrive libri sulla sua esperienza (un accenno a Mario Calabresi?), ricordando fatti atroci accaduti mentre lui aveva sei anni soltanto. Purtroppo, mancano leggerezza e fantasia. Ci vuole un'ora e mezza tra inquadrature scolastiche della ruota panoramica all'Eur e lenti traslochi tra casa in città e casa al mare, per capire che papà era d'accordo con le Br. «Le vicende storiche del film riguardano il contesto doloroso degli anni del terrorismo.

Credo che questo film, come il romanzo, porti una riflessione inedita su quell'epoca», spiega la regista. Ieri, dopo la proiezione è sceso il gelo.
Claudio Giovannesi, almeno, s'è abbeverato più in alto, usando la raccolta pasoliniana di pagine romane, dal titolo Alì dagli occhi azzurri (1965), per raccontare nel suo secondo film (che cambia leggermente titolo in Alì ha gli occhi azzurri, dal 15 in sala) l'adolescenza della società multiculturale italiana di oggi. Tra squarci di notti romane e la periferie di Ostia, l'italiano Stefano e l'egiziano Nader diventano amici: a 16 anni è bello rubare motorini e filarsela.
Nader è solo, arrabbiato, «diverso» e «non c'è soluzione al conflitto che si porta dentro, tra cultura di adozione e quella di appartenenza», dice Giovannesi.

Se Pasolini parlava di Nadia, Amerigo, il Riccetto, ambientando a Testaccio l'inquietudine adolescente, Giovannesi costruisce un poema popolare dalla parte di Nader.
Una «vita violenta» multietnica, col mare d'inverno che fece da sfondo alla morte di Pasolini sulla quale Veltroni ancora si danna.

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