Cultura e Spettacoli

I nudi (eleganti) con cui Ren Hang ha combattuto la censura cinese

A Prato la prima personale del fotografo ribelle, morto suicida a trent'anni

I nudi (eleganti) con cui Ren Hang ha combattuto la censura cinese

Si sta fortunatamente estendendo la rete di musei che hanno deciso di riaprire sale e collezioni, nel rispetto delle norme di sicurezza e soprattutto nel tentativo di portare una boccata d'ossigeno a un sistema fin troppo sfiduciato. Il segnale è forte: chi si adatterà in fretta potrà godere almeno dei vantaggi psicologici su un pubblico che ha comunque voglia di cultura. Tra questi il Centro Pecci di Prato apre la prima personale del fotografo cinese Ren Hang in uno spazio pubblico italiano, curata dalla direttrice Cristiana Perrella. Un personaggio di culto, amato soprattutto dai giovani che lo hanno eletto a simbolo di resistenza alla censura e alla persecuzione da parte del regime comunista da cui era stato ripetutamente accusato di pornografia. Il fascino da rockstar è alimentato dal tragico suicidio che ha posto fine alla sua vita, a soli trent'anni, nel 2017. Ren Hang soffriva di una forte depressione, questa la causa plausibile dell'addio.

Nato nel 1987 a Changchun, Ren Hang dopo aver studiato comunicazione all'università di Pechino si è dedicato alla fotografia specializzandosi nel nudo maschile e femminile. Le sue immagini risultano molto glamour, sensuali, patinate, e fanno pensare ad alcuni riferimenti precisi come il giapponese Araki, Robert Mapplethorpe e Wolfgang Tillmans ma prive di quella carica oltraggiosa per cui l'eros sfocia nel porno. La cifra stilistica ricorrente è l'eleganza, uno sguardo e una prospettiva che ben si adattano ai servizi di moda e alle pubblicazioni editoriali ricercate. Bastano però pochi centimetri di pelle scoperta per essere accusati di diffondere immagini pornografiche: dunque i suoi lavori non potevano essere esposti in nessuna galleria o spazio pubblico. «Il mio sito web così come i miei profili sui social network vengono bloccati costantemente - raccontava - sono anche stato arrestato dalla polizia durante un servizio fotografico all'aperto. Ora ci sono abituato». All'ennesimo episodio di censura, Ren Hang ha iniziato un viaggio itinerante tra l'Europa e l'America, conclusosi a New York con l'ultima serie di fotografie, New Love. Hang però non ha rilevato molta differenza: «Per me la questione della censura è quasi la stessa in entrambi i Paesi. Quando facevo le foto a Central Park ero comunque preoccupato che i poliziotti potessero arrivare e fermarmi». Emerge una fragilità esistenziale che si esprime attraverso la scrittura. Ren Hang compilava poesie per accompagnare gli scatti spesso immersi nella natura, una visione panica della sessualità, primigenia, priva appunto di volgarità e mai esplicita, non per questo meno libera. La sua poetica è volutamente ambigua, introversa, abituata a nascondersi. Raffigurare uomini o donne era lo stesso, purché giovani. Non va trascurato il valore politico della sua operazione: quella di Ren Hang è la prima generazione di artisti cinesi che prova a ribellarsi alla follia repressiva del regime, che tenta di farsi conoscere dal pubblico occidentale, e che sfugge alla bolla speculativa di un sistema che, attraverso il denaro e la ricchezza, ha tenuto a bada ogni desiderio di ribellione.

Parla chiaro il curriculum internazionale del giovane fotografo: la collettiva FUCK OFF2 al Groninger Museum in Olanda, curata da un altro grande dissidente, Ai Weiwei, nel 2013; le personali al FOAM di Amsterdam (2015) e alla Maison de la Photographie di Parigi (2017). Ren Hang ha pubblicato diversi libri indipendenti, oggi introvabili, mentre l'opera omnia è stata editata in un grande volume da Taschen.

La mostra del Pecci è ricchissima ed esaustiva, con oltre 90 fotografie, alcune inedite e tra queste la documentazione del backstage di uno shooting nei boschi del Wienerwald, in Austria, nel 2015.

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