I l Festival del Film di Roma vuol proprio essere l'anti-Mostra di Venezia. In una logica un po' provinciale e autoreferenziale, la rassegna capitolina ha distribuito una serie di premi che sono un diretto contraltare di quelli della kermesse lagunare. Premi cifrati. Messaggi in codice. Anche se la risposta di facciata sarà che il palmarès l'ha deciso la giuria capitanata dal «raffinatissimo regista americano James Gray», come l'ha definito Marco Giusti che non ha fatto che elogiare il cartellone romano, non è difficile immaginare lo zampino dell'ex direttore artistico di Venezia Marco Müller in quello che appare un malizioso gioco di specchi. Quasi un goliardico Controfestival.
Esemplificando. A Venezia la Coppa Volpi per la miglior attrice andò a Elena Cotta, protagonista di Via Castellana Bandiera di Emma Dante nel quale recita muta per tutto il film. Un volto senza voce. A Roma il Marc'Aurelio per la miglior attrice è andato a Scarlett Johansson per Her nel quale «impersona» Samantha, un sistema operativo con cui dialoga uno scrittore depresso. Una voce senza volto. Al Lido il film universalmente acclamato è stato Locke di Stephen Knight, road-movie tutto girato nell'abitacolo di un'auto con un solo protagonista (Tom Hardy) che, mentre guida per 75 minuti, rivoluziona la propria vita. Il punto debole della Mostra è stato proprio che il direttore Alberto Barbera non è riuscito a mettere in concorso quell'opera. Come sottolinearlo da Roma? Premiando come miglior film Tir, altro road-movie con attore solitario, stavolta un camionista.
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