Il film del weekend

"Gli idoli delle donne", Lillo & Greg confezionano il cine-uovo di Paqua

Trama esile, cast ben assortito e comicità mai innovativa ma neanche volgare: battute riuscite e uno splendido Guzzanti come comprimario assicurano lo svago

"Gli idoli delle donne", Lillo & Greg confezionano il cine-uovo di Paqua

Gli idoli delle donne, il nuovo film di Lillo & Greg, è la risposta pasquale ai cinepanettoni di un tempo. Al netto della caratteristica comicità pecoreccia di quelli, l’intento è lo stesso: far scaturire risate da un accumulo di gag, ora verbali ora slapstick (fisiche), che poggiano su una sinossi ridotta ai minimi termini.

Il duo di comici romani, qui alla regia assieme a Eros Puglielli, fa un salto di qualità rispetto a "D.N.A. Decisamente non adatti", uscito due anni fa. Sarà forse dovuto ai recenti fasti televisivi di Lillo o alla presenza di un fuoriclasse come Corrado Guzzanti o alle innumerevoli citazioni di altre pellicole comiche, ma è indubbio che “Gli idoli delle donne” qualche risata la strappi.

Filippo (Francesco Arca) è uno gigolò che sembra uscito dal vecchio spot sull’ “uomo che non deve chiedere mai”. Piace a donne di tutte le età, dalla bambina che gli offre le caramelle al parco all’anziana che gli cede il posto sul tram. Tutto merito di una disarmante bellezza che rende plausibile anche il celebre “con quella bocca può dire ciò che vuole”: il gentil sesso cade ai suoi piedi, infatti, nonostante a tanta aitanza si accompagni una noiosissima logorrea e malgrado frasi fatte e banalità assortite siano il vangelo personale di Filippo. Tutto cambia un giorno, quando l’uomo rimane vittima di un incidente. Dopo aver subito vari interventi ed essersi scoperto allergico a diversi farmaci che gli hanno causato gonfiore, si ritrova irriconoscibile (ora ha le sembianze di Lillo). Venuta meno la bellezza, è rifiutato dalle sue clienti storiche. La sua agente (Daniela Piperno) tenta un’ultima carta: lo spedisce da una sorta di guru della seduzione, Max (Greg), un ex gigolò ritiratosi su di un’isola lussureggiante ma che ancora possiede, più di chiunque, i segreti del mestiere. Pur vivendo come una specie di santone alla ricerca del senso della vita, Max accetta la sfida: insegnerà a Filippo come conquistare le donne a dispetto del proprio aspetto fisico. Attraverso un duro addestramento atto a imparare a comprendere le esigenze e i desideri del gentil sesso, il nostro reietto cerca di tornare sul mercato. Sarà provvidenziale l’arrivo in Italia di tal Juanita (Maryna, youtuber che non sfigura al suo debutto cinematografico), figlia di un narcotrafficante (Corrado Guzzanti) e della di lui consorte (Ilaria Spada), e cresciuta nel culto delle banalità da soap opera. La ragazza, trentenne e vergine, si invaghirà di Filippo e la cosa scatenerà il finimondo.

L’umorismo talvolta surreale, il grande affiatamento tra i protagonisti e i tempi comici perfetti sono il fiore all’occhiello di un film che comunque pesca a piene mani da stereotipi e cliché.

Evidente la presenza di illogicità che denotano sciatteria a livello di scrittura, una su tutte la giustificazione del viaggio della famiglia di narcotrafficanti colombiani in Italia: comprare droga dalla malavita locale. L’attenzione è rapita da numerosi deja-vù a pellicole cult, da “American Gigolò” a “Zoolander”. Della prima si rubano alcuni brani iconici della colonna sonora e la camminata di Richard Gere, della seconda invece si rivisita il messaggio che “la vita non è solo essere belli belli in modo assurdo” nonché la celebre espressione del viso denominata “magnum” che da Ben Stiller passa a Greg e prende il nome di «soul gazing».

Dal titolo che occhieggia ad un capolavoro di Jerry Lewis all’aspetto della manager che richiama un personaggio de “Gli incredibili”, “Gli idoli delle donne” è il classico gioco a “indovina la citazione”.

Agli stilemi senza tempo della commedia degli equivoci si sommano piccole intuizioni comiche come quella di far doppiare Francesco Arca da Lillo, inventare una Radio Coatta Classica con tanto di deejay modello Er Monnezza interpretato da Greg e creare il tormentone di domestici filippini indistinguibili tra loro. Poi ci sono i luoghi comuni sui sudamericani e la brutta fine che Guzzanti versione Narcos fa fare agli spasimanti di sua figlia, anche se al primo ascolto, se uno chiude gli occhi, sembra che il decano della comicità italiana stia imitando Papa Francesco.

“Gli idoli delle donne” regala un’ora e mezza di godibile disimpegno. Malgrado alcune situazioni, come quella del ristorante, siano già viste, l’intrattenimento va a segno: nessuna volgarità, un po’ di sacrosanta leggerezza ma soprattutto sane beffe di politically correct e body shaming.

Senza contare che il ritorno al grande schermo di Guzzanti vale da solo la visione.

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