Imparando dai big della musica: a lezione con Giusy e Annalisa

Amici, X Factor e Io canto: il successo dei talent non si ferma. Grazie a Danila Satragno e a big della musica, come Giusy Ferreri, Giuliano Sangiorgi e Fabrizio De Andrè, ognuno potrà perfezionare le proprie capacità vocali. Vi sveliamo qualche segreto...

Accademia di canto di Danila Satragno
Accademia di canto di Danila Satragno

È uscito in libreria Accademia di canto (Sperling & Kupfer), il traning di Danila Satragno, ideatrice del metodo Vocal care, per superare provini e casting e migliorare la potenza vocale in soli 21 giorni. Amici, X Factor e Io canto: il successo dei talent non si ferma. Grazie a Danila Satragno e a big della musica, come Giusy Ferreri, Giuliano Sangiorgi e Fabrizio De Andrè, ognuno potrà perfezionare le proprie capacità vocali. Per gentile concessione della Sperling & Kupfer vi sveliamo qualche segreto...

Ho sempre vissuto cantando, suonando, scrivendo musica. Come vi ho raccontato nell’Introduzione, ho inconsapevolmente iniziato a fare il vocal coach da bambina, e ho cominciato a studiare musica perché nella mia famiglia la musica era tutto: il collante per stare insieme, la benedizione delle feste comandate, una passione e un’arte indispensabile.

Non ho mai seriamente pensato di fare altro che musica. Forse, ma solo per un attimo, la cavallerizza o il pilota di rally, ma ai primi incidenti di percorso il sogno era già finito... Sono ancora vivissimi dentro di me gli esami in conservatorio, nelle aule severe con l’odore del legno dei pianoforti, la carta da musica su cui scrivevo i dettati per i miei piccoli allievi, il battesimo nel mondo del jazz con Gianni Basso e le prime recensioni sui giornali specializzati.

E poi ricordo la Panda attrezzata come una sorta di casa mobile per andare ovunque mi servisse, tra lezioni e concerti, nel mio cammino musicale partito da una piccola città di provincia. Il mio maestro di pianoforte rimase il mio punto di riferimento anche quando iniziai a studiare canto: mi conosceva meglio delle sue tasche e anche umanamente sapeva che tasti toccare (è proprio il caso di dirlo!) per suggerirmi la retta via.

Mi portava ai concerti, mi insegnava come resistere alla fatica, prepararmi all’ascolto, vedermi mentre suonavo, esternare la mia femminilità e festeggiare anche i più piccoli successi. Adesso ritrovo tutte queste cose in me stessa e le trasmetto ai miei allievi, che riceveranno a loro volta l’eredità del mio grande maestro, Walter Ferrato.

La passione per il coaching è quindi nata piano piano, mentre sviluppavo un interesse personale per la salute e l’efficienza della mia stessa voce − che aveva avuto problemi proprio perché non era stata ben allenata − e del mio corpo, che arrancava dietro la crescita musicale. Grazie a questa esperienza fatta in prima persona ho sentito la necessità di condividere e provare con gli altri e per gli altri il mio studio e le mie scoperte. Ed è una gioia straordinaria poter rivolgere loro l’aiuto che ho saputo dare a me stessa, inventando percorsi paralleli per far sviluppare il talento di un’altra persona e la sua passione per lo studio.

Credo sia doveroso sottolineare questo particolare binomio perché stiamo vivendo un’epoca in cui il canto resta troppo spesso fine a se stesso: l’attuale eccessiva commercializzazione dà più spazio all’esibizione di sentimenti banali a scapito di un discorso musicale e culturale ben più nobile e completo. Ho voluto quindi creare un percorso che rispettasse la molteplicità di componenti fisiche, emotive e spirituali del canto per costruire una vocalità sana e libera, in grado di affermarsi come efficace strumento di comunicazione.

Come ben sanno i tutor che ho formato al Vocal Care, il mio percorso di scoperta è in continua evoluzione perché focalizzato sull’individuo e sui suoi personali obiettivi. La mia attività artistica costituisce quindi un plusvalore del mio lavoro di coach, dal momento che mi rende costantemente consapevole di tutte le problematiche che accompagnano il lavoro dell’artista. Per questo – come accennavo nell’Introduzione – ho organizzato il metodo in modo da renderlo fruibile e funzionale in fase di pre produzione, ma anche in tour o in attività di registrazione, differenziando accuratamente le situazioni.

Mentre nel nostro Paese il Vocal Care rappresenta uno dei rarissimi master per l’alta formazione di tutor certificati in grado di supportare anche artisti di grande caratura, in America non esiste artista senza il suo personal trainer vocale. Infatti, quando stavo negli Stati Uniti ricordo che la mia figura professionale era indispensabile e molto consueta accanto alle star e nell’allestimento di grandi spettacoli o eventi. Il trainer deve conoscere a fondo tutti i punti deboli quanto quelli di forza dell’artista per poter equilibrare il più possibile la prestazione atletico-vocale; inoltre deve sapere quali sono le sue abitudini, le reazioni fisiche e il grado di emotività, per essere costantemente in condizione di prevenire ogni inconveniente e garantire una perfetta tenuta fisica e una prestazione ai massimi livelli.

Come dicevo, nel mio percorso musicale ho avuto la fortuna di fare tanti incontri che hanno accompagnato e arricchito la mia esperienza. Nelle prossime pagine vi racconterò i rapporti speciali che ho instaurato con alcuni grandi artisti per farvi capire come da ciascuno di loro ho potuto imparare aspetti diversi e complementari di questo difficile lavoro sul palco e dietro le quinte; scoprirete cosa ho ricevuto e cosa ho trasmesso. Tutti mi hanno lasciato splendidi ricordi che porto sempre con me.

Annalisa, la mia stellina forte e coraggiosa

Annalisa Scarrone mi fu presentata da Saverio Polizzi, suo insegnante di musica alle scuole medie e mio ex compagno di pianoforte con il maestro Walter Ferrato. Era piccolina, ma già molto portata per la musica. Sembrava sempre imbronciata, ma era solo un look da combattente, giusto per farsi rispettare. In realtà era ironica, simpatica e sempre pronta a mettersi in gioco. Già allora, se le rivolgevi la parola o richiamavi la sua attenzione lei non girava solo lo sguardo o la testa, ma tutto il corpo come se volesse sempre affrontare le cose con tutta se stessa!

La sua voce era tonica, poco vibrata e molto disponibile all’allenamento. Aveva una vocalità che desiderava libertà anziché regole, così cercai di esercitarla senza mettere mai dei paletti ma lasciando aperte più porte possibili, a livello sia tecnico sia interpretativo.

Già a quel tempo mi affascinavano le voci che definivo «dritte», ossia quelle che salgono mantenendo un controllo tale dell’ambito tonale misto da non far avvertire all’ascoltatore il passaggio. Lei era molto d’accordo con questo gusto estetico e la sua voce un po’ «minesca» glielo consentiva alla grande. Forse questa confessione la scioccherà, ma su di lei sono riuscita a fare i miei esperimenti migliori sull’acquisizione delle note di passaggio! Mi sembrava di fare lezione a un adulto, non a una ragazzina: il suo atteggiamento era sempre propositivo, con un’attenzione e una memoria infallibili. Non dovevo mai ricordarle un compito o un impegno.

Con lei riuscimmo anche a lavorare con molta facilità sul linguaggio musicale. Quando iniziò a cantare le prime volte dal vivo nei saggi della scuola, era la gioia e il divertimento dei musicisti per la sua estrema precisione e l’autonomia. Ascoltava molta musica, quindi la sua ricerca musicale viaggiava su diversi fronti. Per esempio, rimase contagiata dal mio amore per il jazz e questo migliorò la sua consapevolezza ritmica e la libertà nell’esposizione dei temi.

Spesso nei miei concerti la facevo partecipare come corista insieme con due altre mie allieve dotate di una bella personalità vocale, Maria Grazia e Roberta. In quella formazione, con un gruppo di jazzisti d’eccezione come Dado Moroni, Roberto Gatto, Rosario Bonaccorso e Sandro Gibellini, nel 2005 rea-lizzammo il CD Un lupo in darsena, che raccoglieva il mio jazz e l’esperienza musicale con Fabrizio De André.

A mano a mano che Annalisa diventava grande ogni cosa in lei cominciò a prendere una connotazione ben precisa: la sua personalità, il suo modo di vestirsi e le scelte nelle collaborazioni musicali. Come da manuale, la sua voce iniziò a delinearsi precisamente dopo i vent’anni, acquisendo un volume decisamente notevole, un’agilità fuori della norma e un’intonazione impressionante.

La vedevo procedere sempre più convinta verso una musicalità lineare, essenziale, diciamo molto vicina alla tendenza della musica inglese di allora. Iniziò anche a migliorare e codificare sempre di più la scrittura musicale, dando vita a brani di rara intensità anche dal punto di vista dei testi. Nella sua musica si legge il suo intimo, quello che sente veramente.

Un giorno suo padre mi chiese cosa avrebbe dovuto comperare per renderla autonoma nella scrittura dei brani e nella loro realizzazione. Così escogitammo di allestire nella sua piccola camera da letto una saletta di registrazione in cui realizzare autonomamente il materiale da farmi ascoltare. Quasi sempre eravamo sulla stessa lunghezza d’onda: le davo qualche dritta sulla struttura dei pezzi e sulle sonorità in modo da esaltare al massimo la sua originalità, poi lei eseguiva le correzioni in un lampo.

Ero sicura che Annalisa avrebbe potuto diventare una professionista, realizzando il suo sogno di vivere di musica. Certo, il suo inserimento nel mondo musicale fu duro perché si stava profilando un momento decisamente pesante, di grande rallentamento per la musica e l’economia in genere. Poi, dopo una serie di casting, nel 2010 la chiamata alla decima edizione di Amici fu l’inizio di una fantastica avventura, ed ebbe il coraggio di presentarsi alle selezioni con un brano jazz particolarmente acrobatico di Joni Mitchell!

Il resto è storia. Quando entro in un negozio di dischi e vedo la sua immagine e i suoi CD, subito la rivedo cucciola al mio pianoforte e mi spiego uno dei motivi per cui faccio questo lavoro, che mi fa vivere con la valigia in mano e che mi lascia solo poche ore di sonno per notte, ma che non finisce mai di innamorarmi.

La sensibilità acustica di Giusy Ferreri

Incontrai per la prima volta Giusy Ferreri nella sua colorata e personalissima casa quando già era diventata famosa grazie a X Factor superando una lunga gavetta. Il feeling con il suo splendido sorriso e il suo gatto Agato fu immediato. È una ragazza molto solare ed è facile entrare in empatia con lei.

Quando la conobbi doveva subire anche lei un intervento a Lione per un problema di modesta entità, che però non le lasciava la possibilità di lavorare con la voce come desiderava. Si stava allenando anche all’arte circense del trapezio e delle acrobazie volanti, e la sua forma fisica fu determinante per accelerare la ricerca di una postura corretta e di una respirazione più profonda. Aveva già un suo background perché in passato aveva affrontato un percorso di formazione sulla voce, quindi controllai le sue conoscenze e lasciai intatto tutto ciò che preesisteva di corretto e pertinente per andare piuttosto a riempire le zone più lacunose. Lei mi lasciò il tempo necessario per svolgere un lavoro graduale e in profondità, situazione che purtroppo non si verifica spesso. Avere a disposizione il tempo e la concentrazione dell’artista è fondamentale per un risultato più concreto e duraturo. Giusy stessa pensava fosse più efficace un periodo intenso piuttosto che diluito nel tempo. In effetti, per costruire le basi più solide all’inizio è importantissimo fare un percorso intenso con il trainer, seguito da incontri distanti tra loro e cadenzati regolarmente, collegati dallo studio settimanale dell’artista.

Tenevamo un quaderno su cui annotavamo le cose che ci sembravano fondamentali e da ricordare nel tempo. In più, registravamo le sessioni in modo tale che lei potesse avere un aiuto per allenarsi autonomamente.

Appena il professor Fussi ci diede il via, iniziammo le nostre lezioni al pianoforte e procedendo con il repertorio capimmo il perché della stanchezza su alcune note ricorrenti. Giusy ha ovviamente una grande sensibilità acustica per i propri suoni e riuscimmo a ricalibrare l’ergonomia in quella zona senza minimamente alterare la verve, la potenza e la qualità del suono originario. Oltre a questo, riuscì ad acquisire una maggior elasticità su tutta la voce e decisamente più elasticità sugli acuti. Giusy apprezzava in particolare la nuova possibilità di accedere ai suoni di registro misto senza interruzioni o cambiamenti eccessivi di sonorità. E di riuscire ad affrontare in modo preciso e agile gli intervalli, ma soprattutto la sensazione di non provare stanchezza dopo aver cantato a lungo. L’esercizio della lingua estroflessa era, a quel tempo, quello dove trovava grande beneficio; uno tra i primi che imparò a eseguire da sola in modo esemplare.

Ormai la sua forma vocale è smagliante e lei ha collezionato vari dischi di platino grazie al suo sound molto particolare e originale, ma ogni tanto ci vediamo ancora perché Giusy è affascinata dal pianeta voce e desidera allenare alcune sonorità tuttora inesplorate.

Giuliano Sangiorgi, un angelo dal cielo

Giuliano, leader dei Negramaro, ha la voce di un angelo caduto sulla Terra. Glielo dico sempre. Lui invece ribatte che sta ancora aspettando che il suo gruppo trovi il cantante in modo da poter tornare al suo ruolo di autore e strumentista! Ama la naturalezza e tutto ciò che è vita. A volte, per prendermi in giro, mi dice che non sono abbastanza rock’n’roll, ma si dimentica troppo spesso che ho la mia bella età! Mi sono molto affezionata a lui e alla sua famiglia. Sono uniti e si vogliono bene, come accade a casa mia.

Lui è una persona molto intelligente, onesta e leale. Il nostro rapporto allenatore-artista si è trasformato quasi subito in una bella amicizia. I momenti più intensi sono quelli di allestimento, in cui riusciamo ad allenarci di più, mentre durante il tour riscaldiamo la voce prima del sound check e alla fine raffreddiamo l’apparato vocale per evitare la formazione di acido lattico.

Giuliano è molto accurato nel sound check ed è generoso durante i suoi concerti, a cui cerca di arrivare sempre con una buona forma fisica. Le sue performance vocali sono parecchio impegnative dal punto di vista dell’estensione e della potenza, con continue escursioni al registro di falsetto. Il suo shift di registro è agile, rapido e preciso, in parte grazie a una particolare conformazione delle corde vocali che gli consente sonorità davvero uniche. Quindi la sua laringe, pur essendo decisamente molto sollecitata, riesce a dare prestazioni eccellenti.

Giuliano, inoltre, riesce ad arrivare a un altissimo livello di prestazione vocale senza rinunciare a una presenza fortissima sulla scena. Quando, durante i suoi tour, riesco a seguire il suo concerto in cuffia, mi stupisco del suo livello di energia fisica e mentale, della sua capacità di precisione anche nei passaggi musicali più difficili e della costante tenuta di tensione. E tutto questo anche nella ripetitività delle date consecutive senza off. Gli esercizi più utili si sono rivelati quelli dedicati al rinforzo della respirazione costo-diaframmatica e le diverse varianti del dynamic breathing, gli esercizi di riscaldamento basati sulla tenuta del fiato e il controllo degli attacchi e del volume, la lingua estroflessa per lo stretching e il mantenimento della velocità e della morbidezza del cambio di registro. Gli esercizi della mascherina eseguiti sulla quinta zona, ossia sul falsetto, tendono a renderlo più leggero e pulito e a facilitarne la gestione. Il medesimo esercizio mira anche a rinforzare l’ATA (l’ambito tonale acuto, ovvero il registro di testa), facilitando la copertura del suono oltre il passaggio, magari non necessaria per lo stile musicale del suo repertorio ma sicuramente defaticante. Inoltre l’agilità velocizza il recupero della morbidezza, soprattutto dopo le frequenti interviste che precedono la prestazione artistica e sollecitano il lavoro del diaframma.

La

sensazione più bella provata al suo fianco è l’alta professionalità mista alla follia e la voglia di vivere, e la straordinaria musica ascoltata insieme. Ho una grande speranza: che si innamori ancora più perdutamente del jazz!

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