nostro inviato a Venezia
Come sia finito in concorso questo Passion di Brian De Palma, passato ieri all'ultimo giorno di proiezioni, è un vero mistero. Soprattutto se si pensa a quanto detto in sede di presentazione del cartellone dal direttore artistico Alberto Barbera illustrando uno dei criteri di selezione. Ovvero: che il nome degli autori non bastava ad aprire le porte della Mostra se la qualità delle opere non lo avesse meritato. È vero che in passato De Palma ci ha offerto pellicole come Scarface e Gli Intoccabili. Ma questo lavoro è assai distante dalla forza evocativa e dalla contemporaneità linguistica di quei film.
Thriller a sfondo erotico ambientato in una società di comunicazione pubblicitaria berlinese, Passion tratteggia stancamente l'attrazione sessuale tra la disinibita Christine (Rachel MacAdams), algida manager abituata a comandare, e la sua protetta, l'ingenua Isabelle (la Noomi Rapace interprete al cinema della trilogia di Stieg Larsson) che per lei nutre una sorta di venerazione. Mai avere idee troppo brillanti se non ti fidi del tuo capo, che non ci pensa un attimo a rubartele per scalare un altro gradino della sua brillante carriera. «Facciamo parte della stessa squadra - si giustifica Christine con Isabelle -. Non è un tradimento, solo business». Suvvia. Ma la tensione si taglia con il solito coltello da macelleria. E quando Isabelle si vendica finendo a letto con uno degli amanti (Paul Anderson) della cinica manager, la guerra è dichiarata. A complicare la faccenda ci si mette anche la segretaria (l'attrice tedesca Karoline Herfurt) di Isabelle, pure lei attratta dalla sua capa. Tra vessazioni in ufficio, seduzioni e baci lesbo nel post-riunione, in un crescendo di incubi ossessivi, giochini da sexy shop, psicofarmaci, balletti classici, campanelli che squillano in piena notte e cellulari che suonano di continuo, il claudicante quartetto erotico-professionale si avvia all'intricato epilogo.
Terzo episodio del lesbo-festival dopo le adolescenti di Acciaio e le bad-girl di Spring Breakers, gli ammiccamenti saffici riproposti da De Palma sono conditi da maschere e travestimenti già visti in Vestito per uccidere e Omicidio a luci rosse.
Niente di nuovo, dunque. Anzi, tutto piuttosto convenzionale. Anche perché, Passion è il remake di Crime d'amour di Alain Corneau, un film con Kristin Scott Thomas e Ludivine Saigner uscito appena due anni fa. Ma rispetto a quella pellicola, «per mettere la mia firma ho voluto mantenere fino alla fine la suspence sull'identità dell'assassino. Certo, è un film di donne e per le donne. Gli uomini non ci fanno una bella figura», ha ammesso il regista. L'amante succube arraffa milionate di euro e si consola con l'alcol, gli investigatori sono un po' tonti. «Non si tratta di donne cattive. Forse si possono definire manipolatrici e intriganti, ma sono anche attraenti». Per De Palma il suo è un film «contorto, ossessivo e sinistro. Il thriller è il genere che si presta meglio alla narrazione per immagini», ha sottolineato, seduto al fianco del veneziano Pino Donaggio, autore delle colonne sonore di sette delle sue pellicole.
Gli indomiti fan si chiedono se, con la lama del coltello insanguinato e il gioco dei doppi - Christine ha una sorella gemella - Passion citi maggiormente il cinema di Hitchcock, quello di David Lynch o Basic Instinct. I detrattori ci vedono invece un mix di fratelli Vanzina e Dario Argento.
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