Ecco la lettera di Marina Berlusconi - pubblicata ieri dal Foglio - sullo strappo che ha portato Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale di Bompiani, a uscire dal gruppo e fondare, assieme a un gruppo di scrittori tra cui Umberto Eco, una nuova casa editrice, La nave di Teseo.
di Marina BerlusconiA l direttore,da un paio di giorni leggo su certa stampa molto attenta al varo della nuova casa editrice di Elisabetta Sgarbi, Umberto Eco e altri, che «Marina Berlusconi non capisce». Non capirei, provo a riassumere per quanti se la siano persa, una materia complessa come la «libertà della cultura, ovvero la sua irrequietezza», riducendo tutto ad una meschina questione di numeri e denaro. Devo riconoscere che c'è del vero: sì, non capisco. Non capisco che cosa non avrei capito. Con Elisabetta Sgarbi, che non si era ancora dimessa da direttore editoriale della Bompiani, ho avuto un incontro cordiale. Ho compreso le sue preoccupazioni, almeno quelle dichiarate, e l'ho rassicurata. Il nostro lavoro di 25 anni in Mondadori dimostra meglio di tante parole il modo in cui intendiamo, e svolgiamo, il mestiere dell'editore. Solo che Elisabetta Sgarbi non chiedeva rassicurazioni o garanzie. Chiedeva molto più concretamente di acquistare la Bompiani, unica mossa, a suo dire, che avrebbe potuto tutelare per davvero la casa editrice.Richiesta legittima, come legittima è stata la mia risposta da imprenditore: no, per ragioni che mi parrebbe francamente superfluo illustrare, all'indomani di un investimento tanto importante come quello nella Rcs Libri.Una differenza di vedute tra noi che corrisponde anche a una profonda ed evidente differenza di ruoli. Rifiutare una proposta del genere significa non capire? Secondo me significa mantenersi coerenti con un progetto imprenditoriale ed editoriale nel quale credo fermamente e che mi pare qualche buon frutto lo abbia dato.È un progetto che ha sempre considerato valori intangibili l'autonomia e l'identità delle case editrici, valori che anche per Bompiani troveranno non solo una adeguata tutela ma una valorizzazione nella federazione di realtà e voci diverse che intendiamo far nascere con l'operazione Mondadori-Rcs libri. Perché non vorrei sembrarle presuntuosa, caro direttore, ma capire la differenza tra un libro e un detersivo non è cosa poi così complicata, perfino io ci sono arrivata. Detto questo, però, un editore non può permettersi di trascurare gli equilibri economici, e certo non può farlo una grande casa editrice come la Mondadori, con centinaia di autori, dipendenti, collaboratori, librerie.Cultura e profitto, valore economico e valore culturale. Un equilibrio molto delicato ma a cui, se escludiamo il mecenatismo, non è possibile rinunciare. E, se mi è permesso, direi che finora ci siamo abbastanza riusciti. Di buoni, od ottimi, libri ne pubblichiamo parecchi, l'aria di libertà che respirano i nostri autori mi pare non venga contestata da nessuno, i conti della casa editrice sono tali che ci hanno consentito questo grande passo, l'acquisizione in attesa del responso dell'Antitrust della Rcs libri. Forse è proprio questa la cosa che non va giù: che noi, proprio noi, siamo quelli che nei libri, nel loro futuro, nella loro eterna giovinezza, più di tutti credono. Con i tempi che corrono, e detto sempre senza presunzione, quella che stiamo portando avanti mi pare un'operazione coraggiosa e positiva per tutti.Veda lei, direttore, se questo significa non capire nulla del mondo dei libri.
E veda lei se questo denota una «incompatibilità antropologica» già, anche questo è toccato di leggere tra la sottoscritta e chi invece avrebbe capito tutto, dei libri ma naturalmente non solo. Su questo però una confessione gliela devo fare: essere considerata incompatibile con chi mostra una tale arroganza e un tale disprezzo verso le opinioni e le posizioni altrui non mi dispiace affatto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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