Cultura e Spettacoli

Italia's Got Talent, Francesco "Brazzo" Brizio: "Vi racconto chi sono davvero"

Francesco “Brazzo” Brizio risponde alle critiche ricevute con una lettera aperta in cui parla della sua persona ma anche della sua avventura come artista

Italia's Got Talent, Francesco "Brazzo" Brizio: "Vi racconto chi sono davvero"

Gentile Direttore,

in data 29 gennaio è stato pubblicato sull’edizione on line del quotidiano da Lei diretto un articolo a firma Francesca Galici dal titolo “Italia’s Got Talent: parla il professor Umberto Ambrosetti”, in merito al quale mi preme fare alcune precisazioni. Io sono sordo, affetto da sordità congenita ereditaria bilaterale, figlio di sordi. Comunico attraverso la lingua dei segni, leggo il labiale, parlo grazie alla logopedia. E non sento. Qualcuno, di recente, mi ha riferito che un famoso cantautore italiano, Francesco Guccini, anni fa scrisse una canzone dal titolo “L’avvelenata”, in cui se la prendeva con chi lo attaccava gratuitamente, con i critici e militanti politici più ipocriti. Ebbene, in un prossimo pezzo vorrei “prendermela” pure io con tutti quei dottori che mi considerano, solo per il deficit, un “paziente” da curare, che non può parlare bene come parlo io, perché altrimenti viene il dubbio che non sia veramente sordo. Per un cantante avere l’opportunità di esibirsi e condividere la propria arte con un grande pubblico è un onore e un onere non indifferente. Partecipare a Italia’s Got Talent è stata un’esperienza ricchissima di emozioni. Portando la mia arte su quel palco sapevo bene che tanti mi avrebbero apprezzato, tanti si sarebbero incuriositi e avvicinati al mondo e alla cultura della Comunità Sorda, ma altrettanti avrebbero potuto avanzare dubbi su chi sono e su ciò che rappresento. Salire su un palco e mostrarsi a un pubblico, andare in televisione, per un artista, per una persona, significa mettersi a nudo per ciò che si è, mostrarsi integralmente senza filtri e senza scuse; senza ambiguità. Sono state dette tante cose, con parole più o meno equivoche. Parole che hanno toccato non solo la mia sordità, ma anche la mia storia personale, ciò che sono come persona e come artista. Se ci sono occhi disposti a leggere e orecchie disposte ad ascoltare, ecco chi sono io: un ragazzo nato sordo in una famiglia sorda e proprio per questo per i primi anni della mia vita sono cresciuto unicamente con la Lis, la Lingua dei segni. Con le scuole elementari, con l’inizio cioè di un vero percorso scolastico in mezzo ad altri bambini udenti in una scuola pubblica, iniziare a parlare e iniziare a farlo bene divenne stimolo e necessità immediata. Sono cresciuto attraversando due vite, due mondi: da una parte le mie radici, la mia famiglia sorda e la mia prima lingua, quella dei segni; dall’altra, un mondo nuovo, quello udente, di cui volevo entrare a far parte e in cui, a causa della mia giovane età e dell’inesperienza, per molto tempo ho taciuto la mia sordità. Riuscire ad integrarsi è stimolante, ma complesso. E quando si è più giovani si tende a fare di tutto pur di difendersi. Ma tacere su ciò che si è non è mai la scelta giusta. Sono stati anni di lotte e sacrifici che, però, mi hanno portato ad essere quello che sono. Ora sono qui: sono sordo, bilingue e parlo così bene che a volte le persone non ci credono. Ma non sono un caso isolato, nulla che già non esista. Solo che io, a differenza di altri, ho fatto di questa dote, di questa peculiarità, la mia arte; l’ho resa qualcosa di cui andare fiero e non qualcosa da nascondere. Come me e prima di me, tanti altri sordi hanno fatto altrettanto. Non vergogniamoci di ciò che siamo, di ciò che rappresentiamo. Possiamo fare di noi dei portatori di storie costruttive e motivanti. Non affossiamoci su ciò che gli altri ci dicono che non possiamo fare o che non siamo in grado di fare. Non affossiamoci su ciò che gli altri ci dicono che noi dovremmo fare o dovremmo essere. Siamo ciò che siamo, siamo esseri umani pieni di potenzialità infinite, con o senza disabilità. Io sono solo questo: una persona sorda che sa parlare come altre persone sorde. Ma proprio partendo da qui, ho deciso di creare qualcosa, un’arte, uno stile che fosse mio; di usare la mia voce (oltre che i miei segni) per aprirmi e comunicare in modo nuovo, senza vergogna, senza barriere. Ho deciso di raccontare, di raccontarmi e di farlo con la musica, che da sempre unisce e avvicina. Metto in conto che chi mi guarda possa avere dei dubbi e pensare di me ciò che vuole. Ma io sono comunque qui. Continuerò a segnare finché le mie mani si muoveranno e continuerò a parlare finché avrò voce per farlo, pur circondato da dubbi e ambiguità. Io racconto storie ed emozioni. E chissà che non saranno proprio queste le prossime a passare attraverso la mia musica.

Francesco “Brazzo” Brizio

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