Cultura e Spettacoli

È italiano il primo film girato in "smart working"

La commedia "Il cinema non si ferma" è un esperimento e un atto di lotta contro il Covid

È italiano il primo film girato in "smart working"

Se c'è una cosa che a noi italiani non difetta, questa è la creatività. Non ci fermiamo davanti a nulla. Anzi, dalle difficoltà sappiamo tirare fuori il meglio di noi stessi. Da questo punto di vista, è certamente emblematico il caso de Il Cinema non si ferma, una commedia ad episodi diretta da Marco Serafini. Detta così, uno si potrebbe domandare: cosa c'è di tanto originale?

Che la commedia (ma non solo) di finzione, disponibile dal 18 marzo (Giornata del Ricordo delle Vittime del Covid) su Rai Cinema Channel, è stata girata, completamente, durante il primo lockdown, con un ricco cast di attori (una quarantina), le cui case hanno fatto da location e gli smartphone da «macchina da presa». Perché se di documentari, con riprese effettuate nelle strade deserte, ne abbiamo visti in discreto numero, diverso è il discorso di un lungometraggio girato in «smart working». Un conto è fare le fatture da casa o le conference call collegati con i colleghi di ufficio, ma provate voi a mettere in piedi un film dove ognuno recita stando nella propria abitazione, riprendendosi con i cellulari; è una cosa alla quale non aveva pensato nessuno, primo titolo italiano (e, forse, al mondo), a potersi fregiare di questa assoluta novità che, chi lo sa, potrebbe cambiare i budget di molte produzioni. Anche perché quello messo in campo è un cast ricco e di assoluto livello, che, oltretutto, come la troupe, ha lavorato gratuitamente, senza percepire compenso. E così, nei vari episodi, potremo riconoscere Maria Grazia Cucinotta nei panni di una insegnante , Nicolas Vaporidis nel ruolo di un prete (ma attenzione all'inganno) e, via via, Karin Proia, Remo Girone, Jane Alexander, Kaspar Capparoni, Giulia Anchisi, per citarne alcuni, oltre alle voci di Luca Ward e Roberto Chevalier.

Un film ideato e progettato a tempo record, visto che l'ultimo ciak casalingo è di aprile 2020. Il titolo, come scritto, è a episodi, che raccontano problematiche diverse nel lockdown. Tra immagini di Conte che detta il «cosa potete fare e cosa no», ecco che si susseguono varie situazioni, come quella di una coppia che sta per divorziare, ma non fa in tempo a presentare gli atti, costringendo marito e moglie a vivere ancora sotto lo stesso tetto per altri due mesi. Oppure, quella di un arzillo vecchietto che sfrutta al meglio la tecnologia per mettere su un sito con donnine in cam. O quella di uno studente che evade di casa per andare a raggiungere la sua innamorata, incappando nei controlli della polizia. Considerando la difficoltà del progetto, il risultato è più che discreto, superiore, per dire, a tante commedie italiane dirette normalmente. Per farlo, hanno mappato le location degli attori, dei loro vestiti, delle scenografie. Sulla base dei dati raccolti, gli sceneggiatori si inventavano, adattandoli, i vari episodi. E toccava agli stessi attori filmare, con i propri cellulari, i vari ciak, con il regista e il direttore della fotografia collegati da casa in videoconferenza. Negli Usa, saputa la cosa, hanno acquistato il film, che sarà distribuito con il titolo «La COVID vita». Da sottolineare che ogni eventuale incasso o introito da vendita sarà corrisposto alla Protezione Civile. «E´ un piccolo film ha dichiarato l'ideatore e produttore, Ruggero de Virgiliis - ma lo abbiamo realizzato veramente con l´idea che fosse un lavoro di resistenza per tutti i lavoratori dello spettacolo, unendo una finalità benefica -la devoluzione di ogni incasso alla Protezione Civile- alla voglia di mantenere la produzione di film attiva, quando tutti i set erano fermi a marzo e aprile dello scorso anno».

Chapeau a tutti.

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