Accampati e acampados uniti al festival, per la giornata campale di Hunger Games - La ragazza di fuoco. Perché gli adolescenti che, in adunata oceanica, ieri hanno trascorso la notte in sacco a pelo, lungo il tappeto rosso, aspettando la passerella di Jennifer Lawrence, star del fenomeno Hunger Games - oltre 700 milioni di dollari al box-office mondiale - e gli attivisti del movimento per la casa, in protesta all'Auditorium, hanno ottenuto un quarto d'ora di celebrità. Dando filo da torcere agli addetti alla sicurezza. Da una parte, le frecce infuocate di Katniss, eroina dell'atteso sequel spettacolare di Francis Lawrence; dall'altra i manganelli dei poliziotti antisommossa, preoccupati di non perdere il controllo, tra ragazzini urlanti e scalmanati ultras del domicilio garantito.
«Col mio film volevo generare reazioni estreme, usando la complessità dei libri alla base di questo fenomeno: alla sua radice c'è l'umana resistenza non solo dei giovani, ma di tutti», sottolinea il regista, anche autore di spot per Coca Cola e Lady Gaga. Missione compiuta: La ragazza di fuoco, notevole film d'azione (in uscita mondiale il 27), che aggancia il pubblico junior con la saga di Katniss (Jennifer Lawrence) e Peeta (Josh Hutcherson), esposti a ogni tipo di orrore quotidiano, rimanda ai temi attuali del controllo e della crudeltà sociale cui sono esposti i più deboli. E c'è già chi parla d'un film politico sulla violenza, che ormai pervade ogni ambito. Qui circolano giovani costretti a uccidere coetanei: dopo aver vinto la 74esima edizione degli Hunger Games, combattimenti fatali trasmessi anche in tv, Katniss e Peeta sono obbligati a cambiar vita, a dire addio agli amici. I semi della violenza, gettati nel primo volume della saga, stavolta germinano, perché il presidente Snow (Donald Sutherland) non perdona. E parte il Tour della Vittoria, mentre a Capitol City nessuno gioca più: tra l'amplificazione dei media e gli abusi di potere, si eccita l'arena dove ragazzi eliminano altri ragazzi. Un cupore a tratti insostenibile. Per fortuna, Katniss e Peeta troveranno alleati tra i vincitori dei giochi precedenti.
E se Hunger Games, tratto dalla trilogia di Suzanne Collins (Mondadori), è lo Star Wars delle nuove generazioni, con Jennifer Lawrence perno del racconto, l'intrattenimento non manca. C'è da giurarci: il tema della sovversione scatenerà polemiche, anche perché sul sito dei fan di Hunger Games la parola d'ordine, fin da domenica, era: «Ribelli in viaggio, diteci quanti siete!». Tantissimi. In estasi per la star che, a 23 anni ha già vinto un Oscar (Il lato positivo) e ora sfoggia una testina bionda di capelli corti. Abito nero scollato e lo stesso aspetto ragazzesco dei suoi fans, Jennifer rivela d'aver sentito molta pressione su di sé. «Quando la gente ti segue, ti guarda, sta a te decidere quale messaggio vuoi trasmettere: sento una grande responsabilità. Però la mia vita non è cambiata più di tanto. Continuo a vivere come prima d'essere famosa, giorno dopo giorno», dice la Lawrence, che non presta attenzione ai ruoli che interpreta, perché le piace lavorare e basta. «Mi diverto e basta. Non mi curo di quanto dicono di me. Ho letto Hunger Games a 19 anni, rimanendone colpita. Se mi sento come Katniss? Mi piacciono le donne che non si arrendono mai. Come la Samantha del film Like Crazy, che ho interpretato. E come la Tiffany de Il lato positivo: la loro energia mi appartiene».
Da «ragazza di fuoco» non ha un etto di troppo, ma come Jennifer, delle diete se ne impipa. «Quando ho cominciato a lavorare, stavo male quando mi dicevano che dovevo perdere peso. Tanti registi hanno quest'idea di corpo perfetto.
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