Non c'è giustizia migliore di quando un moralista cade nella trappola del suo stesso moralismo. Prendiamo il simpatico Jovanotti: ambientalista intransigente, per il suo Jova Beach Party si è scontrato con gli ambientalisti che lo hanno accusato di inquinare. Chissà cosa penserebbe Greta Thunberg di tutti i watt consumati in un Jova Beach, però sulla pulizia Lorenzo è stato impeccabile, facendo lavorare gratis qualsiasi fan disposto a pulire in cambio di un biglietto. Ora gliene è successa un'altra, sempre per lo stesso tour: gli hanno bloccato il concerto di Vasto, perché mancano le autorizzazioni, perché sarebbe dovuta restare chiusa un'autostrada, per tutta una serie di ragioni burocratiche che lo hanno fatto sbottare su Facebook: «A Vasto ha vinto il fronte del NO, quello di cui l'Italia è pervasa. Quello che rende il paese immobile e fa in modo che il sommerso resti sommerso nell'interesse di molti». Detta così sembra che chissà di quale sommerso stia parlando, in realtà si riferisce solo a un suo concerto, ma è già qualcosa. Jovanotti ha scoperto il fronte del NO, che in realtà ha sempre fiancheggiato: se siamo sommersi da qualcosa è proprio dai no, e non solo no a un concerto di Jovanotti. Oltre un decennio a combattere con i No tav per fare un buco in una montagna quando nello stesso arco di tempo gli Stati Uniti mandarono l'uomo sulla Luna. Oppure no al nucleare, l'unica fonte di energia in grado di salvare il pianeta.
Oppure no alla plastica, quando basta solo riciclarla. E prima ancora il movimento No Global, padre di tutti i no, di cui Jovanotti è sempre stato un simpatizzante, chissà se si è reso conto che oggi il primo No Global è Donald Trump.
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