Cultura e Spettacoli

Judy Garland, ritrovate le preziose scarpe rubate

Le scarpe di Judy Garland ne "Il Mago di Oz" ritornano al legittimo proprietario: erano state rubate 13 anni fa, durante un'esposizione al museo

Judy Garland, ritrovate le preziose scarpe rubate

Le scarpe rosse del film "Il Mago di Oz", che furono indossate da Judy Garland, tornano al legittimo proprietario.

Come riporta il Guardian, l'Fbi è riuscita a recuperare le mitiche calzature nel corso di un'operazione sotto copertura a Minneapolis. Le scarpe furono rubate infatti nel 2005 dal Judy Garland Museum di Grand Rapids in Minnesota - dove erano esposte grazie a un prestito del collezionista Michael Shaw, il proprietario del prezioso cimelio, assicurato per un milione di dollari. Il museo offrì di occultare le scarpe in un caveau di notte, ma Shaw rifiutò, pensando che fossero comunque al sicuro nel museo e perché non voleva fossero toccate troppe volte per non rovinarle. Tuttavia qualcuno riuscì a rubarle, in barba anche all'allarme dell'istituzione museale.

In questi anni, sono state offerte anche delle ricompense a chi avesse fornito informazioni sulle pantofole che potessero assicurarne il ritorno. È stato dragato perfino un lago molto profondo, col timore che il ladro se ne fosse disfatto. Poi, però, chi le aveva rubate o un successivo ricettatore hanno cercato di mettersi in contatto con il proprietario, tentando un'estorsione: è stato in quesro frangente che è intervenuto l'Fbi con successo.

Le scarpe di Judy Garland ne "Il Mago di Oz" sono un cimelio non solo per la loro importanza nella trama - sono le scarpe magiche appartenute alla strega dell'Est che Dorothy utilizza alla fine per tornare a casa. La produzione pare ne abbia realizzate sette paia, ma uno solo è andato all'asta immediatamente. Le altre sono finite a casa di Kent Warner, un costumista di Hollywood, che solo poco prima di morire le rivendette all'asta.

L'assicurazione ha anche organizzato in passato delle indagini, temendo che si fosse orchestrato il furto per il premio assicurativo.

Nel 2008 però l'azienda, dopo aver citato Shaw e il museo, ha corrisposto al proprietario ottocentomila dollari.

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