Kachupa, il folk viaggia sul carretto

La pittoresca band pubblica un cofanetto con un cd e un libro

Kachupa, il folk viaggia sul carretto

Ora il pubblico comincia ad accorgersi di loro. Sono stati a Quelli che il calcio, ai Raccomandati di Carlo Conti e hanno suonato tre brani ad Ambiente Italia su Raitre. Sono amici (e aprono i concerti) di Eugenio Bennato e Vinicio Capossela, è uscito da poco un cofanetto con il loro cd Terzo binario e il libro sulla loro storia (con prefazione di Gianmaria Testa e Carlo Petrini) Se la tartaruga s'abbronza. Insomma i Kachupa tengono alta la bandiera di un folk che si arricchisce continuamente contaminadosi con i più svariati generi, dal rock alla patchanka. «Non a caso Kachupa - raccontano - è una specie di minestrone, una zuppa fatta di vari igredienti dal pesce alla frutta ai cereali, così come il nostro suono è ricco di sfumature».

Infatti definirli una folk band è riduttivo. Sono un po' i nuovi Modena City Ramblers ma loro sono più proiettati nel futuro. «Un tempo ci chiamavamo Kachupa Folk Band. Poi abbiamo tolto Folk perché era un po' limitante, anche se le nostre radici affondano sempre nella musica popolare, e Band perché siamo numerosi ma oramai siamo una famiglia». Il loro esordio è stato particolarmente pittoresco. Hanno fatto parlare di sé in mezza Europa suonando a bordo di un carretto, come facevano in America i carrozzoni del «medicine show» (quelli in cui presunti medici imbroglioni vendevano per strada finti medicamenti facendosi accompagnare da bluesmen e musici vari). Ma qui non ci sono trucchi. «Alcuni di noi avevano una lunga esperienza di musica da strada. Così abbiamo preso un carretto per la paglia fatto a mano, abbiamo montato ruote da bicicletta per farlo muovere, lo abbiamo allestito come un tendone da circo e il nostro batterista si è travestito da padrone del circo suonando una batteria fatta di pentole e di formine per budini».

Così hanno girato mezza Europa e partecipato ai più importanti Festival «buskers», e all'impatto scenografico ha fatto eco l' estrema bravura di strumentisti che danno il meglio in concerto.

Così ci hanno provato trovando ad accoglierli palchi sempre più grossi, investendo soldi in chitarre e amplificatori man mano che il «progetto» cresceva, perché vivono di musica ma per il momento fanno anche altri lavori: qualcuno dà lezioni di chitarra, altri fanno i consulenti aziendali».

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