Più che un festival del cinema, la 65° edizione di Cannes che apre domani assomiglia a una rassegna della letteratura. Walter Salles porta in concorso On the road, dal celebre romanzo di Jack Kerouac (Viggo Mortensen e Kirsten Dunst fra i protagonisti); di Claude Miller, scomparso lo scorso aprile, è la riduzione cinematografica, fuori concorso, di Thérèse Desqueyroux (a interpretarla è Audrey Tautou) di François Mauriac. In mezzo c’è spazio, sempre in concorso, per Cosmpolis di David Cronenberg, ispirato a Underworld di Don De Lillo (Robert Pattinson e Juliette Binoche) e, fuori competizione, per Io e te di Bernardo Bertolucci, dal libro di Niccolò Ammaniti. A completare il quadro dello stretto legame fra arte visiva e arte di scrittura, c’è il film di Philip Kaufman sula storia d’amore e di competizione fra Ernest Hemingway e Martha Gellhorn (Hemingway&Gellhorn), con Clive Owen e Nicole Kidman) e ,anch’esso fuori concorso, l’omaggio in tre D di Dario Argento al vampiro per eccellenza di Bram Stoker, Dracula. Infine, nella sezione del Certain Regard, Confession of a Child of the Century, di Sylvie Verheyde, con Pete Doherty e Charlotte Gainsbourg, rimanda all’opera e alla vita del romanticissimo Alfred de Musset.
Capitanata da Nanni Moretti, con Bérénice Bejo nel ruolo di madrina del Festival, la giuria di Cannes (Diane Kruger, Ewan Mc Gregor, Emmanuelle Devos, Hiam Abbas, Andrea Arnold, Alexander Payne, Raul Peck, Jean-Paul Gaultier) avrà comunque di che soddisfare le scelte e i gusti più diversi. C’è il novantenne Alain Resnais di Vous n’avez encore rien vu, con i suoi attori-feticcio Sabine Azéma e Pierre Arditi; il neozelandese Andrew Dominik, con Killing them softly e un cast d’eccezione (Brad Pitt, James Gandolfini, Javier Bardem); la promessa Lee Daniels con The Paperboy (Matthew Mc Conaughey, Zac Efron e ancora Nicole Kidman); il redivivo Leo Carax di Holly Motors (Eva Mendes, Denis Lavand e Kylie Milongue). E ancora: Ken Loach (The Angel’s Share), Jacques Audiard (De rouille et d’os), Abbas Kiarostami (Like Someone in Love).
L’Italia, è noto, ha un solo film in gara, Reality di Matteo Garrone, a quattr’anni di distanza da quel Gomorra che allora trionfò a Cannes. E’ la storia di un pescivendolo che sogna di partecipare al Grande Fratello ed è pronto a molto (a tutto?) per riuscirci. Non è, ha detto il regista, “un film contro la tv” e/o i suoi eccessi, ma una sorta di viaggio nel paesaggio italiano, un Paese sbracato e degradato di cui si fa sempre più fatica a liberarsi.
Fuori competizione, oltre il già citato Io e te di Bertolucci e l’Argento vampiresco di Dracula, possiamo comunque contare sull’omaggio più significativo della Mostra: la proiezione in edizione integrale e restaurata di C’era un a volta in America di Sergio Leone.
Certo, rispetto alla Francia è un po’ poco, ma è anche vero che oltralpe si registra al momento uno stato di grazia che la pioggia di Oscar a L’Artiste non ha fatto altro che confermare. Con Audiard, Resnais e Carax in competizione, la cinematografia francese mette in campo tre registi diversissimi fra loro: fra questi, il più atteso è sicuramente il primo, tre anni fa vincitore, con Un profeta, del Gran Premio della Giuria. De rouille et d’os è la storia incrociata e dura di due handicap, uno fisico e l’altro morale. Il più sorprendente è invece il secondo, al punto tale che i selezionatori hanno preferito farlo competere, accantonando il già previsto omaggio alla Carriera. Quanto al terzo, resta il più rischioso e imprevedibile: Carax da tempo non fa film tutti suoi (Pola X è di undici anni fa) e la sua nomea di “enfant terrible” fa ormai a pugni con la sua anagrafe di cinquantenne.
L’insieme promette dunque spettacolo, glamour e cinefilia, un amalgama che Cannes pratica da anni con successo. Gli appassionati duri e puri potranno riversarsi alla proiezione, nelle Séances Spéciales, di Mekong Hotel, opera del regista dal nome più impronunciabile della storia del cinema, il thailandese Apichatpong Weerasethakul; gli amanti delle confessioni biografiche non resteranno delusi dal documentario di Laurent Bourereau Roman Polanski: A film memoir; quelli della contaminazione fra musica e messinscena dalla pellicola di Nelson Pereira Dos Santos A Musica segundo Tom Jobim.
C’è spazio ancora per due sudcoreani, Hong Sang-soo (In Another Country) e Im Sang-soo (The Taste of Money), un rumeno, Cristiana Mungiu, già Palma d’oro a Cannes nel 2007 (Beyond the Hills), un egiziano, Yousry Nasrallah (Après la bataille), un cubano a più mani, fra cui quelle di Benicio del Toro (7 dìas en La Habana). Buona visione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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