Kirill Petrenko, miracolo alla Scala

Si dice che la fretta sia cattiva consigliera. In materia di interpretazione musicale è di rigore la massima prudenza troppo spesso si è gridato al miracolo, salvo tornare con le pive nel sacco. Ma questa volta al miracolo si deve gridare. È accaduto alla Scala per il concerto dell'Orchestra di Stato bavarese che ha rivelato nel maestro Kirill Petrenko una natura musicale e direttoriale da lasciare a bocca spalancata. Fin dall'attacco della stracelebre ouverture dei Maestri cantori di Wagner luminosa e ridente si è capito che sul podio ci stava qualcuno che faceva percepire come l'opera in questione fosse toccata dal sorriso e non dalla teutonica gravità. Poi, negli Ultimi quattro lieder di Richard Strauss, ha accompagnato il soprano Diana Damrau, rendendo il tessuto musicale una trama crepuscolare e leggerissima, sacrificio necessario per non sovrastare lo scarso peso fonico e la freddezza della solista (festeggiata comunque dal pubblico scaligero). Infine Petrenko ha sferrato il colpo maestro con una lettura strepitosa della complessa Sinfonia domestica di Strauss, tutta chiarezza, teatrale e spettacolare, senza essere mai effettistica.

La padronanza della partitura del direttore si traduceva nei professori d'orchestra bavaresi in gioioso entusiasmo, riflesso sul pubblico che ha tributato a Petrenko ovazioni tumultuose, alle quali il direttore russo ha risposto ringraziando per l'onore di suonare alla Scala e concedendo il bis di una polka elettrizzante di un altro genio, Johann Strauss figlio. Dopo Petrenko l'aria a Milano s'è fatta vibrata e il ritorno al quotidiano sarà più arduo.

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