L'Agcom apre un'inchiesta sul caso Auditel

Il caso Auditel non poteva non arrivare in AgCom, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Una situazione, causata dalla caduta del pilastro su cui si basa il sistema di rilevazione degli ascolti televisivi, l'anonimato del campione di famiglie, che potrebbe provocare enormi danni nel mondo delle tv. Con ricadute sul mercato della raccolta pubblicitaria (circa 4 miliardi all'anno), degli investimenti aziendali e, se la situazione non si risolvesse a breve, anche del mercato dei programmi e delle star. Insomma, una situazione complicata su cui ora l'Agcom deve per forza indagare, come chiesto tra l'altro dal deputato del Pd e commissario in Vigilanza Rai Michele Anzaldi. «La Commissione dell'Autorità - spiega un comunicato - sentito il Consiglio, nell'esercizio delle funzioni di vigilanza sulla correttezza delle indagini sugli indici di ascolto che la legge le conferisce, ha acquisito le informazioni relative ai recenti avvenimenti che hanno determinato la sospensione temporanea della pubblicazione dei dati di ascolto televisivi. La Commissione ha quindi deciso di procedere nell'attività istruttoria già avviata con la comunicazione inviata ad Auditel lo scorso 9 ottobre, al fine di valutare le iniziative che la stessa società di rilevazione intende assumere al riguardo». Ma che cosa sta facendo la società di rilevazione? Sta cercando di avviare le procedure per sostituire nel minor tempo possibile il panel delle famiglie campione, che sono 5660. E che - era già stato previsto prima dello scandalo - dovranno arrivare a 15.000 entro giugno 2016. Insomma, invece di aggiungerne due terzi si deve procedere a cambiare anche il terzo esistente. Il fatto è che per fare questo complesso lavoro ci vuole molto tempo, anche un anno. La società, la Nielsen, che si occupa tecnicamente di rilevare i dati e da cui è partito l'errore umano che ha causato il danno (inviando a 4000 famiglie mail con indirizzi visibili nell'intestazione), assicura che risolverà la questione in cinque mesi. E tutto a proprio carico quanto a spese (e ci mancherebbe...).

Nel frattempo che si fa? Per le prossime due settimane l'Auditel ha scelto di comunicare i dati solo alle emittenti televisive per poter continuare a programmare i palinsesti. Ma poi? Dopo questi 15 giorni, cosa succederà? Da Auditel si spiega che questo tempo serve per verificare se i dati possono essere in qualche modo alterati, cioè se qualche spettatore campione può aver modificato il proprio comportamento dopo lo scandalo scoppiato. (Magari non tanto per essere stato «corrotto» da qualcuno, ma per il semplice fatto di sentirsi al centro di un avvenimento importante). Se ne desume che, se così non fosse, si continuerà a dare i dati solo alle emittenti...

Ma la scelta non reggerà a lungo, anche perché le aziende investitrici in pubblicità e le stesse emittenti come Mediaset hanno già fatto sapere che se tra due settimane non ripartirà il servizio, si rivolgeranno ad altre società per avere i dati a disposizione. Sky è già dotata di un proprio sistema (che comunque si basa sul campione Auditel) e altre società forniscono servizi simili. Intanto, è caos.

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