Il perfido Jerome K. Jerome: meglio non rivivere la propria vita

Le sfrontate riflessioni sul senso dell'esistenza dello scrittore inglese, un maestro di umorismo. Che sapeva scherzare anche sulla morte

Il perfido Jerome K. Jerome: meglio non rivivere la propria vita

Nel 1886 l'inglese Jerome Klapka Jerome (1859 - 1927), scrittore e soprattutto sfolgorante giornalista - fu direttore di The Idler, mensile dove lavoravano calibri alla Mark Twain e Rudyard Kipling - pubblicò il libro «per un'oziosa vacanza» The Idle Thoughts of an Idle Fellow, ossia Gli oziosi pensieri di un ozioso, una raccolta di 14 racconti e brevi saggi che con umorismo, cinismo, una certa sfrontatezza, una manciata di ferocia e tanto disincanto, discettavano su argomenti apparentemente futili e staffilava gli uomini (e soprattutto, con un pizzico di squisita misoginia, le donne) del proprio tempo, ramo preferito: «borghesia». Il libro, in un'età vittoriana che stemperava nel '900, ebbe vasto successo. Tanto che nel 1898 - dopo il capolavoro Tre uomini in barca (per tacer del cane), del 1889 - arrivò il seguito: The Second Thoughts of an Idle Fellow. Ma mentre il primo in Italia ha avuto diverse edizioni (la prima traduzione è del 1929), il secondo è rimasto fino a oggi inedito (a parte piccolissime parti apparse da Mattioli 1885). Le edizioni Piano B, che già nel 2010 riportarono in libreria I pensieri oziosi di un ozioso, ora ci regalano il prolungamento: Sul tempo perso a perdere tempo, sottotitolo «I ripensamenti oziosi di un ozioso».

Lo schema è lo stesso: Jerome K.

Jerome osserva le situazioni più comuni - una coppia in viaggio di nozze, due amiche indecise su quale cappellino acquistare, uno scocciatore che ci vuole insegnare a vivere - e attorno costruisce, con humour e intelligenza, riflessioni sorprendenti: sul matrimonio, sulla virtù, sull'amicizia, su come (fare a meno di) seguire i consigli di amici e sconosciuti, su come comportarsi con le donne, su come amiamo proclamarci uomini liberi ma siamo tutti schiavi di qualcuno o qualcosa (a proposito della insoddisfazione che deriva dalle ricchezze umane si legga il capitolo Sui piaceri e i benefici della schiavitù), sulla predisposizione dell'essere umano, sopratutto femminile, nel buttare via il tempo (l'incipit del capitolo Sul tempo perso a pensarci due volte, con le due amiche che si preparano a uscire tocca vette di comicità pura), e, appunto, su come il tempo meglio speso, quando si è impegnatissimi, è quello passato a oziare. Sempre con eleganza, però.

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