Cultura e Spettacoli

Laura Antonelli dalle stelle all'oblio con "Malizia"

Laura Antonelli dalle stelle all'oblio con "Malizia"

Ricordare Laura Antonelli (1941-2015) nel fulgore della sua bellezza è un piacere, ma prima ancora è un dovere non dimenticare la sua parabola esistenziale, dal successo clamoroso alla solitudine più estrema in quel di Ladispoli, nei pressi di Roma; dai riflettori puntati su un fisico prorompente e un viso pieno di luce, all'oscurità di un epilogo all'insegna dell'abbandono. Nel mezzo, una brutta vicenda giudiziaria e un lifting sbagliato che deturparono il suo corpo e scalfirono nel profondo la sua anima.

Una persona come lei, che ha dato tanto all'industria cinematografica, non ha ancora avuto l'onore di un libro che ne fornisca un ritratto completo. Per il momento, bisogna accontentarsi del recente omaggio che il giovane Andrea Vito ha voluto dedicarle, col libricino Laura Antonelli. La donna, l'artista e la diva (Ed. Gruppo Albatros Il Filo). Sorvolando sulle lacune di questa pubblicazione, che non approfondisce la figura dell'attrice, va dato atto all'autore di avere aperto un varco: non esisteva finora un testo incentrato su una protagonista del nostro cinema. La speranza è che a questo volume si affianchino in futuro contributi editoriali più solidi, capaci di soffermarsi compiutamente su Laura Antonaz in arte Antonelli, nativa di Pola e in fuga, insieme ai familiari, dalla furia dell'occupante jugoslavo. Sulla vita di una donna che dopo l'esodo istriano, vissuto da bambina, attraccò da ragazza al porto del cinematografo, in grado di valorizzare quel corpo da guerriera del sesso unito a un volto serafico, utile a stemperare la «minaccia» delle forme mozzafiato, che deflagrarono nel film Malizia. Una donna che fu diretta dai maestri della commedia Dino Risi e Luigi Comencini e dagli «esteti» Luchino Visconti e Giuseppe Patroni Griffi, fino ai ruoli da primattrice nei film comici degli anni Ottanta, al fianco di Pozzetto, Dorelli e dell'amico Lino Banfi, il quale fino all'ultimo si preoccupò delle condizioni nelle quali versava l'ex «divina creatura».

Diceva negli ultimi tempi di voler essere dimenticata, ma la cosa migliore da farsi è conservare nella memoria quella sua malizia priva di peccato, ben diversa dalla crudele malizia di un'Italia che l'ha posta sugli altari, per poi obliarla.

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